Prima di dire che il semestre di presidenza italiana del Consiglio d’Europa è un fallimento, aspettiamo un mese. Vero, avremmo dovuto approfittare di questo periodo per ottenere una nuova politica per la crescita e l’occupazione, ed è chiaro non ci riusciremo: sarà un miracolo se si svolgerà a Torino quel summit sul lavoro che lascerà tutto come prima. Ma il 28 ottobre, finalmente, Renzi potrà di dire di avere portato a casa un risultato. Quel giorno, nella sede del Consiglio d’Europa a Bruxelles, si svolgerà l’evento più significativo voluto dalla presidenza italiana: una «conferenza ad alto livello» (l’ennesima) contro la discriminazione degli omosessuali e dei transgender. Presenti, per l’Italia, l’ambasciatore presso la Ue, Stefano Sannino, il direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni, Marco De Giorgi, e il renziano Ivan Scalfarotto, dirigente del Pd e sottosegretario alle Riforme. Scalfarotto avrà il compito più importante: il discorso di chiusura a nome del governo italiano. Ma non sarà solo. Accanto a lui ci sarà l’ospite d’eccezione, la carta che Renzi si gioca per ottenere visibilità: Conchita Wurst, la cantante transessuale austriaca con capelli lunghi e barba che ha vinto il festival europeo della canzone ed è previsto che si esibisca l’8 ottobre a Bruxelles, davanti alla sede del Parlamento. La drag queen, che nella bozza del programma ufficiale è presentata come «la voce inarrestabile per l’uguaglianza», porterà la propria testimonianza e invocherà leggi nuove e più stringenti contro la discriminazione. Prima di loro sfileranno il vicepresidente del parlamento europeo Ulrike Lunacek (austriaca, verde, dichiaratamente lesbica), il commissario alla Giustizia e alla Cittadinanza Martine Reicherts, lussemburghese, e molti altri impegnati nella battaglia pro-gender. Saranno presenti 250 “decision maker” e professionisti delle istituzioni, delle agenzie e delle organizzazioni non governative di tutta Europa. Al termine, l’immancabile pranzo al buffet. Grazie alla signorina Wurst, Renzi e Scalfarotto si preparano così a replicare uno dei classici della sinistra: spostare l’attenzione dalla politica economica (disastrosa) alla polemica per i diritti civili. La leva europea può servire a Renzi anche per sbloccare le partite incagliate sul fronte interno. La legge sull’omofobia, infatti, è bloccata al Senato dopo essere stata votata alla Camera. Scalfarotto intende farla approvare entro l’anno, ma l’impresa pare ardua, anche a causa delle forti divisioni nella maggioranza. Ancora più complicato il varo della legge sulle unioni civili, che Renzi si è impegnato a condurre a termine nei prossimi mille giorni (a giugno disse che l’avrebbe fatto entro settembre). Quello che il Parlamento italiano non intende far passare, però, può arrivare a Roma spedito direttamente da Bruxelles. Non a caso, il programma della conferenza che vedrà protagonisti Scalfarotto e la Wurst prevede che si discuta di «come le politiche di uguaglianza in differenti aree di competenza dell’Unione possono essere rafforzate e istituzionalizzate». Se in sede europea l’identità sessuale è ufficialmente declassata da differenza biologica a semplice dato culturale, se il riconoscimento del matrimonio tra omosessuali viene sancito come un diritto fondamentale della persona, gli Stati che non si adeguano finiscono accusati di razzismo e discriminazione. Ed è questo il disegno, assai poco nascosto, che sta dietro alle simpatiche apparizioni della signorina Wurst ai più importanti tavoli istituzionali europei. di Fausto Carioti