Saluto romano: dalla Polverini a Fini, tra pentimenti, bugie e nostalgie

di Eliana Giustodomenica 28 settembre 2014
Saluto romano: dalla Polverini a Fini, tra pentimenti, bugie e nostalgie
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Fini, Mussolini, Storace, Alemanno, Polverini. Il saluto fascista è reato, eppure molti politici lo hanno fatto e altri con orgoglio e nostalgia lo rifarebbero. Qualche giorno fa la Cassazione ha condannato a 2 mesi e a 20 giorni di reclusione due militanti di Casa Pound che avevano salutato con il braccio teso alla commemorazione delle vittime delle Foibe e oggi mercoledì 24 settembre, a Le Iene, su Italia 1, andranno in onda una serie di interviste a politici e personalità che in passato hanno fatto il saluto romano. La Polverini - Sfuggente, forse pentita, Renata Polverini non ne vuole sapere, non ne vuole proprio parlare: "Non l’ho mai fatto", risponde. "Se voi andate a vedere la sequenza da cui poi è stata estrapolata una foto…". Insomma, prende le distanze l'ex governatore della Regione Lazio. Che non si sente nemmeno di consigliare ai giovani di non farlo: "Io non voglio dire niente a nessuno". Fini e Alemanno - Più sinceri forse - anche perché sarebbe difficile negare l'evidenza - Gianfranco Fini e Gianni Alemanno. Entrambi ammettono di aver fatto il saluto romano: "Da ragazzo certamente, ci sono anche le foto", dice il primo. "Da ragazzo mi sarà capitato", confessa il secondo. Ma ora, continua l'ex sindaco di Roma, "forse è qualcosa un po' di superato, bisognerebbe incominciare a guardare verso il futuro". La Mussolini - Sempre sopra le righe Alessandra Mussolini: "E' ancora reato? Non me lo dite... Mi toccherà farlo allora, io non lo facevo da un po’". Perché per la nipote del Duce è "una questione di cuore", "lo faccio d'istinto". Storace e Di Canio - E se Francesco Storace, ex presidente della Regione Lazio, ammette candidamente di averlo fatto più volte e si propone di pagare la multa ai due ragazzi condannati, Paolo di Canio, storico capitano della Lazio, che in passato ha più volte salutato i tifosi con il braccio teso, confessa di non infastidirsi se qualcuno lo chiama "camerata" e che lui il saluto romano lo fa "alle persone degne. Io sono una persona libera che sempre avrà quel sentimento e quell’idea".