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Oliver Stone e la faccia di tolla della Hollywood rossa

di Glauco Maggi domenica 16 marzo 2014

3' di lettura

La spudoratezza dei liberal di Hollywood, quando si tratta di difendere i dittatori rossi, non finisce mai di stupire: costante e indomita sia nel mentire, sia nel praticare il doppio standard. Prendiamo il regista Oliver Stone e il caso del Venezuela di Maduro, che ha ereditato il socialismo di Hugo Chavez. Invitato a parlare ad una conferenza di studenti libertari sudamericani, che gli hanno riconosciuto il merito delle sue posizioni critiche contro gli abusi di potere del governo americano, Stone ha gelato Luis Eduardo Barrueto, guatemalteco, membro di EsLibertad, l'ente organizzatore del convegno, che aveva rivolto al regista una domanda di attualità, puntando però anche a sondare la buona fede genuinamente liberale del regista: “Lei sta criticando gli eccessi e l'abuso di potere e la tirannia del suo stesso governo, gli Usa. Perché e fino a quale punto arriverà, ha chiesto Barrueto, "nel sostenere altri governi che fanno precisamente lo stesso in altre regioni del mondo, specificamente quei governi allineati al Socialismo del 21esimo secolo, come il Venezuela?". Era metà febbraio, e nelle strade di Caracas c'erano già stati i primi morti per la repressione violenta della polizia di Maduro contro i manifestanti pacifici. La censura aveva stretto ancora di più il nodo attorno al collo della stampa libera. Il bilancio delle vittime sarebbe salito oltre la ventina nelle settimane successive, ma la situazione, fin da allora, avrebbe dovuto consigliare a chiunque un commento prudente sulla condotta del regime, con distinguo e nuance. Ma questa è roba da Obama, che aveva invitato alla moderazione i manifestanti di Kiev mentre morivano 100 di loro. Stone non è tipo da mostrare debolezze da intellettuale sofisticato. Lui è un "intellettuale organico" alle dittature di sinistra, al pari di Sean Penn o Michael Moore, e ha deciso dal colore rosso della bandiera dove è il bene. "Ovviamente non sono d’accordo con te", ha ribattuto il regista a Barrueto. "Il Sud America sta realizzando un cambiamento radicale dall'essere il cortile degli Stati Uniti alla realtà in cui si trova già adesso: indipendente, e in una forma sempre crescente… Tu hai citato il Venezuela", ha incalzato Stone. "A me sta bene che ci sia opposizione politica allo Chavismo, ma nella misura in cui è fatta legalmente. C'è un metodo con il quale si può protestare… ma adesso l'opposizione si sta comportando sempre di più come il partito repubblicano negli Stati Uniti, che sta cercando di bloccare, di criticare, di distruggere ogni tentativo di negoziato… Le recenti manifestazioni degli studenti in Venezuela sembra che stiano raggiungendo un nuovo livello di violenza… sembra ci sia un desiderio di uccidere, di creare tumulti nelle proteste di strada; gli studenti vanno giù duro e c'è da pensare che ci sia qualcosa dietro. Ma se viene il caos sarà terribile, perché i media occidentali sono stati sempre tanto contrari a Chavez, all'Equador e alla Bolivia". A parte la faccia di tolla, lui ammiratore dei fratelli Castro che reprimono il popolo senza rispetto del galateo democratico da 55 anni, di alzare il ditino per insegnare agli oppositori "il modo in cui si può protestare", notevole è anche la citazione del GOP. Paragonare i repubblicani che osteggiano le politiche economiche di Obama alla opposizione politica democratica venezuelana allo chavismo è un complimento per entrambi, anche se per Stone voleva essere un insulto. Piuttosto, è davvero tragico che a mostrarsi petto in fuori per proteggere Maduro non ci sono solo gli estremisti di Hollywood, ma quasi tutti i governi della Organizzazione degli Stati Americani. In 29 hanno firmato venerdì scorso una risoluzione di solidarietà al Venezuela, lasciando gli Stati Uniti in compagnia dei soli Panama e Canada. L'obiettivo di Barack di far riconquistare all'America credibilità e prestigio internazionali, insomma, è stato clamorosamente mancato. Ne ha molto meno di prima, e non solo in Medio Oriente o nei confronti della Russia, ma anche nell'ex cortile di casa sua. cell. 646-259-2408 twitter @glaucomaggi

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