La vendetta di Pierluigi Bersani sarà pure lenta, ma arriverà. A tre mesi dal malore che lo ha allontanato dalla politica attiva, a pochi giorni dal ritorno a Montecitorio, l'ex segretario del Pd torna a parlare in tv, ad Agorà su Raitre, e si toglie qualche sassolino dalle scarpe nei confronti di chi di fatto l'ha fatto fuori, Matteo Renzi. Con tono pacioso e bonario, Bersani mena fendenti. Un pugno in una carezza, per ribaltare Celentano. "Renzi, troppa movida" - Innanzitutto, Pier ha voluto dare un consiglio al premier, e qualche malizioso non avrà potuto fare a meno di sorridere pensando a quel termine, movida, utilizzato dall'ex segretario per timbrare l'iper-attivismo di Renzi: "Qualche rischio che non si discuta più abbastanza nel partito lo vedo. Troppo facilmente si cede all'idea che destrutturare significhi avanzare, innovare - a spiegato ai microfoni di Agorà -. Bisogna capire dove si discutono le cose, nel partito, nei gruppi. Non mi andrebbe bene che non si discutesse da nessuna parte. Adesso si vedrà che piega prende la cosa. Renzi è lì da qualche settimana. Capisco che anche per indurre un meccanismo di fiducia e di movida in questo Paese Renzi alza le aspettative, ma è una cosa che comporta dei rischi". Il riferimento, naturalmente, è ai continui tour in odor di campagna elettorale che il segretario sta compiendo in giro per l'Italia. Forse, è l'invito di Bersani, farebbe meglio a restare un po' di più negli uffici di largo del Nazareno, parlare con gli onorevoli a lui fedeli e con quelli più critici, compattare il partito invece di pensare ai possibili futuri elettori. Perché la partita, ora, si gioca tutta nei Palazzi e sarà molto dura. "Io non avrei incontrato il Cav" - Non a caso, Bersani non digerisce granché la gestione renziana della maggioranza e del Partito democratico. Per esempio, il segretario avrebbe sbagliato a sostenere in tutto e per tutto l'intesa con Forza Italia sulla legge elettorale: "Al Senato dovrà essere cambiato qualcosa, è emerso nel dibattito - avverte Bersani -. Capisco gli accordi e che Berlusconi sia affezionato ad alcuni punti, ma dovrà farsene una ragione pure lui". Il casus belli sono le quote rosa, bocciate anche grazie ai voti dei renziani alla Camera. Risultato: intesa col Cav salva e Pd spaccato: "La parità di genere non è una tecnicalità che riguarda i collegi, ma un problema di fondo che riguarda la civiltà del Paese", è l'accusa di Bersani. Ma l'errore è a monte. E' stato, per esempio, il tanto criticato incontro al Nazareno con Berlusconi in persona: ""Se lo avessi fatto io - ha commentato con amara ironia - sarebbero venute giù le cateratte, avrei avuto titoli di giornali furibondi. Ma oggi siamo in un altro clima, in un'altra fase. Ma io non l'avrei fatto. Devi parlare con tutti, va da sé, ma questo non significa dare l'ultima parola a Berlusconi. Non c'è nessun bisogno, nemmeno dal punto di vista numerico. Bisogna metterci misura".