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La lista nera delle baby squillo I pizzini che fan tremare Legnago

di Ignazio Stagno domenica 16 marzo 2014

3' di lettura

Un volantino anonimo con i nomi e i cognomi di 14 baby squillo e di alcuni loro clienti sta suscitando la morbosa curiosità di un intero paese, Legnago, 25 mila abitanti nella Bassa Veronese. Il foglio, scritto al computer in un italiano sgrammaticato, è stato lasciato sui parabrezza di decine di auto. C’è chi si scandalizza, chi si fa quattro risate, e chi, tirato in ballo, denuncia. I carabinieri hanno avviato un’indagine per capire se la storia sia vera o se si tratti di uno scherzo, oppure di una vendetta, magari da parte di qualche moglie tradita. Il volantino circola nelle piazze, nei bar, nelle osterie, negli uffici. E chi non dispone dell’originale se n’è fatto fare una fotocopia da distribuire agli amici per sghignazzarci. Da qualche giorno non si parla più de balòn - di calcio - dell’Hellas che dopo tanti anni di sofferenza ora cerca di arrivare in «EuropaLig» e di Prandelli «che l’è un mona se no’l convoca Toni in nazionàl par i mondiali in Brasìl». Le 14 baby squillo denunciate dall’anonimo moralista hanno tra i 12 e i 15 anni e si prostituirebbero in cambio di qualche decina di euro, di ricariche del telefonino, di droga, di un vestito, di una serata in discoteca, di una gita sul lago di Garda o di una giornata a Gardaland. Tutte, per i loro affari, farebbero riferimento a una certa Marisa e avrebbero il terrore del fidanzato Francesco, «un tipo veramente losco e forse di origini rumene», si legge sul foglio. Ieri le strade e i tavolini fuori dai locali erano pieni di gente che si godeva la giornata di sole e si beveva il primo bicchiere all’aperto. Il chiacchiericcio, a Legnago, è frenetico. Tutti hanno da dire la loro su quel pezzo di carta che, chi prima chi dopo, hanno trovato sotto il tergicristallo dell’auto. «Giro di baby squillo anche a Legnago» esordisce il volantino. Dopo aver stilato l’elenco delle presunte giovani prostitute, la mano anonima chiarisce che in realtà la lista sarebbe più ampia, che le adolescenti sarebbero venti. Poi c’è un altro elenco, quello di chi sarebbe stato con le minorenni: poliziotti, carabinieri, finanzieri, impiegati dell’ufficio delle entrate, professori, infermieri, dipendenti comunali, commercialisti, impiegati di banca. In quattro casi l’anonimo moralista si è spinto oltre, mettendo nero su bianco nomi e cognomi (o facendoli capire in modo inequivocabile) di questi presunti frequentatori di ragazzine. Vengono citati due commercianti, uno studio professionale e un avvocato. Quest’ultimo, che si dice «sconvolto da un’accusa infamante e completamente infondata», ha già sporto denuncia contro ignoti. Tra le voci che si rincorrono con maggiore insistenza c’è quella di alcune mamme che avrebbero scoperto l’esistenza del giro di baby squillo dopo aver sbirciato i diari delle figlie. Dunque sarebbero state le madri a piazzare i volantini. La teoria ha preso piede tra alcuni avventori dei bar soprattutto per la parte finale del foglietto, nella quale c’è scritto che «viste le persone coinvolte ci siamo accorti che denunciare non serviva a niente visto che la prima denuncia è di un anno fa, forse il passaparola ci sarà d’aiuto per difendere i nostri figli. Per questo chiediamo il vostro aiuto» prosegue il volantino. «Chiedete, guardate, accertatevi delle loro azioni, ma soprattutto non lasciateli soli. Se avete dei sospetti di qualsiasi tipo denunciate, forse l’unione farà una volta tanto veramente la forza. Grazie a tutti e occhi aperti». Legnago ha gli stessi abitanti dei Parioli, dove qualche tempo fa era scoppiato lo scandalo delle ragazzine prostitute. A differenza del quartiere della «Roma bene» però qui siamo in un paesino ed è tutto un parlare di questa storia che il sindaco di Legnago, Roberto Rettondini, definisce «una monàta (una stupidata, ndr), una cosa che fa pena. Questo lo dico da cittadino. Da amministratore invece, nel caso dovesse saltare fuori qualcosa di vero, invito chi ha scritto il volantino a denunciare i fatti alle autorità». Neppure Paolo Longhi, candidato alla poltrona di primo cittadino del Comune della Bassa Veronese, crede tanto alla mano anonima. «Mi sembra solo una bastardata, sono state chiamate in causa un sacco di persone e qui ormai ognuno dice la sua». Monàta o nuovo scandalo? di Alessandro Gonzato

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