L’Iran è nello stesso gruppo di Argentina, Nigeria e Bosnia. Teoricamente non ha possibilità. Ma ai Mondiali ci si gioca tutto in poche partite, e allora mettere a punto un miracolo potrebbe essere meno complicato del solito. La Nazionale persiana è una banda di semisconosciuti messa assieme da un portoghese nato in Angola. Carlos Queiroz è un volpone che ha già fatto sapere di non disprezzare affatto il ruolo di Cenerentola del girone affibbiato alla sua nazionale. Il suo è il sorriso di chi ha pochissimo da perdere. In rosa ha solo un paio di giocatori con esperienza europea (e manco tanta), ma l’uomo su cui punta non ha mai messo piede fuori dall’Iran. La maglia numero 10 poggerà infatti sulle spalle di Karim Ansarifard, ventiquattrenne che definire «signor nessuno» è già un gran un complimento. Però in patria, dove contrariamente a quanto si possa pensare va allo stadio molta più gente che in Italia, il ragazzo è considerato una promessa. La stampa locale lo paragona al mitologico Alì Daei, il centravanti che al Mondiale di Francia ’98 trascinò la Nazionale a una storica vittoria contro il nemico numero uno del regime, gli Stati Uniti. Ansarifard nella serie A iraniana veste la casacca del Tractor Sazi e nell’ultimo campionato è andato benone, segnando 14 reti (più una nella Champions asiatica), facendo lievitare il costo del suo cartellino fino al milione di euro. Che a quelle latitudini sono una caterva di soldi. Ambidestro, il ragazzo è molto abile a mandare in porta i compagni e ancor meglio se la cava quando è lui ad essere servito in area. Calcia bene e sente la porta, resta da capire fino a che livello. Tolta l’Argentina di Leo Messi - che può comunque essere l’occasione per imparare qualcosa da un numero 10 bravino - restano nigeriani e bosniaci. Due difese non propriamente stellari. Tutto il peso dell’attacco iraniano sarà su Ansarifard, che nei piani tattici di Queiroz è l’unica punta prevista. Nelle amichevoli prima della partenza per il Brasile (doppio pari con Montenegro e Angola) Karim è stato l’unico a metterla dentro. Lo inseguono voci indefinite di club europei interessati ad acquistarlo (Celtic?), ma per il momento nessuna pista concreta. La vetrina brasiliana può rappresentare la svolta. Basta azzeccare una partita e il timbro sul visto per l’Europa sarà cosa fatta. L’Iran non ha molto da offrire a questo torneo, a parte il suo ragazzo da un milione di euro. di Fabio Corti