Livorno, 13 giu. - (Adnkronos) - Domani e domenica il Dalai Lama sarà in Italia ma non godrà del benvenuto di tutti. I visitatori del Forum Modigliani a Livorno si troveranno davanti un insolita schiera di oltre 400 manifestanti tibetani e occidentali, tra monaci e monache buddisti e laici di tutte le età, che agiteranno cartelli e striscioni chiedendo ad alta voce al Dalai Lama "Basta Mentire!" e "Dai libertà di religione!". Si tratta di manifestanti che appartengono dalla Comunità internazionale Shugden (Isc), un gruppo di praticanti dell'antica divinità Buddista Dorje Shugden. Nel 1996 il Dalai Lama ha vietato il culto della loro divinità, una tradizione vecchia di 350 anni. Tale divieto, si legge in una nota della comunità, è causa di sofferenze e persecuzioni a milioni di buddisti tibetani devoti a Shugden in tutto il mondo. Il portavoce dell'Isc Fabrizio Bernacchi, nella nota, dice che "Dorje Shugden è una divinità protettrice Buddista molto amata da circa 4 milioni di praticanti in Tibet, Mongolia, India, e nel resto del mondo occidentale. Il divieto del Dalai Lama sta causando persecuzioni e discriminazioni su larga scala in tutto il mondo buddista. Poiché la fonte di questo problema - sostiene - è il Dalai Lama stesso, l'Isc gli chiede di fermare la persecuzione delle persone Shugden e di concedere la libertà di religione. Dal 1996, continue manifestazioni sono state organizzate dai sostenitori della Comunità Shugden in India e in seguito in occidente dal Western Shugden Society e adesso dalla comunità internazionale Shugden". I praticanti italiani Shugden sono stati esclusi dal partecipare all'evento di Livorno del Dalai Lama. Bernacchi sostiene inoltre che "non abbiamo nessun tipo di legame con il governo cinese e non abbiamo mai ricevuto alcun finanziamento da loro, e di questo né il Dalai Lama, né nessun altro ha mai fornito uno straccio di prova. La loro affermazione è una totale menzogna, una cortina di fumo per distogliere l'attenzione dalla verità: il Dalai Lama sta perseguitando le persone per la loro fede e nega loro il diritto fondamentale alla libertà di religione".