Non accostate Massimo Cacciari alle tangenti del Mose, altrimenti l'ex sindaco di Venezia diventa una belva. Quando Marco Imarisio del Corriere della Sera lo stuzzica con un "Così fan tutti?", il vulcanico filosofo reagisce così: "Manco per sogno. Non ci provare, non te lo permetto". E giù botte a quei "meschini di sinistra" che provano a tirarlo in ballo nell'inchiesta-bomba della Laguna: "Sento odore di ridicolaggine e di piccole vendette personali. Come si fa a dare retta a simili boiate?". Cacciari non ci sta nemmeno quando lo si accosta ad altri big finiti nel calderone, da monsignor Scola all'ex premier Enrico Letta: "Ma smettila di fare il mona. Non permetto paragoni. Il mio caso è molto diverso...". Anzi, Letta Junior "era tra quelli del centrosinistra nazionale che non mi hanno mai dato ascolto sul Mose, come Prodi e D'Alema". "Ho fatto il sindaco: niente favori personali" - Cacciari non rinnega nulla. Ha avuto contatti con Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova. Tutto alla luce del sole, tutto nell'interesse di Venezia e non personale. "Io non ho mai chiesto favori, ma solo interventi per aziende in crisi o per faccende di interesse locale, come la squadra di calcio. Facevo il mio mestiere di sindaco. Se ho bisogno di chiedere aiuto per un'impresa che sta fallendo da chi vuole che vada, dal mendicante di Rialto? Sono cose ufficiali, le mie". Non solo Consorzio. Cacciari l'ha fatto "con Eni, con Fincantieri. Sempre per salvare posti di lavoro. Mai per me. In quindici anni da sindaco di Venezia l'avrò fatto almeno un migliaio di volte. Abbondiamo, che non vorrei mai dimenticarmene qualcuna...". "Maccacurati? Lo stimavo" - Tutto nero su bianco: "Nel 1996 chiesi in modo del tutto trasparente a Mazzacurati di aiutarmi a ricordare come si deve l'alluvione di trent'anni prima". E Mazzacurati non ha "mai cacciato una lira, a mia memoria. E non ci vuole molto a capire perché. Non aveva interesse a farlo". Ciononostante, il rapporto con Mazzacurati era buono, al di là delle divergenze sulla realizzazione del Mose. "Dell'ingegnere ho sempre avuto grande stima. Abbiamo avuto centinaia di rapporti e incontri, mica è un crimine. Intanto era un uomo colto, cosa non da poco e molto rara in quel consesso. Prima dell'inchiesta tendevo anche a considerarlo una persona perbene". Le tangenti, però, non furono incassate per avidità: "Lui no. Da tecnico, Mazzacurati era l'unico davvero innamorato di quell'opera. Ne era entusiasta. La sua missione di vita. Avrebbe fatto di tutto per realizzarla. E in effetti...". Ma con Cacciari i rapporti erano limpidi: "Sapeva come la pensavo. Credo che anche lui provasse stima nei miei confronti, proprio perché sapeva che ero distante da lui e in-cor-rut-ti-bi-le". Quindi solo richiesta di interventi. E chi azzarda a parlare di "favori"? "Non ti azzardare, c'è differenza. Questo è giustizialismo di bassa lega".