L'anziano Sabelli e la sindrome di Asia Argento

Il ritorno di un vecchio, sarcastico, cronista radiofonico
di Francesco Specchiadomenica 26 novembre 2017
sabelli fiotetti/simeone/panatta

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Per l’anziano Claudio Sabelli Fioretti, il  Marcello Marchesi di Vetralla, io nutro un’invidia che nulla ha d’umano. Alla tenera età di 73 anni, pensionato di lusso tra le vecchie glorie del giornalismo (diresse, tra l’altro Abc, Sette e un inarrivabile Cuore), dopo aver lasciato Un giorno da pecora, Sabelli è stato richiamato a Rai Radio1 dal sadico neodirettore plenipotenziario Gerry Greco. Il quale Greco, non so in forza di quale ricatto, l’ha inchiodato non in uno ma in ben due programmi confezionati in diretta, a ritmo giapponese, ogni santo giorno. Trattasi della  buffonesca rassegna stampa Senza titolo con il “simpatico” Giorgio Lauro; e di  Tre di cuori- L’amore, il sesso , i sentimenti, le passioni con “l’aitante” Adriano Panatta e la “dolce” Nicoletta Simeone (da lunedì a venerdì, ore 10 e ore 11.30, in radiovisione e sul portale Rai). Ora Sabelli - che con Luaro è indicato come “l’anziano” mentre con  Panatta diventa “il saggio”-  in codeste  trasmissioni è presente solo in voce e in spirito. Il suo corpo, in realtà, trasmette, probabilmente in un mutande e nell’afrore dei boschi dolomitici, da una baita di Lavarone. Me l’immagino Claudio che, negli intervalli tra una trasmissione e l’altra, spacca  la legna, va a caccia di funghi, discute di politica con i camosci. Cose così. Sabelli è un incauto traversatore dell’ Italia satirica suo malgrado. In Tre cuori, una sorta di Posta del cuore calibratissima tra stronzaggine e buoni sentimenti, il perfido cronista- con i partner- è in grado di assecondare qualsiasi  slancio dell’animo umano. Claudio si  produce in terribili reading di poesie dialettale;  sfotte impietoso le ascoltatrici costrette a prendere l’iniziativa in amore sotto la lettura delle missive (sulla “partitura per macchina da scrivere” di un vecchio sketch di Jerry Lewis);  attacca Panatta sulle liriche che sgorgano dal cor così,  senza preavviso («L’uomo si vestì di culla/per farla sentire bambina»). In più, ogni tanto scova lo scooppettino. L’altro giorno Dario Vergassola sollecitato da Panatta ricordava di quando, a Zelig in diretta tv, Asia Argento lo prese di prepotenza e gli mise la lingua in bocca («Io rivendico la molestia») . Invidia pura, caro Sabelli...