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Prima la danno poi frignano e fingono di pentirsi

di Giovanni Ruggiero domenica 15 ottobre 2017

4' di lettura

Harvey Weinstein, come il 95 per cento di chi mi sta leggendo, non lo avevo mai sentito nominare. È diventato famoso tra la gente che non è del mestiere per aver usato il suo potere di produttore cinematografico per prendersi le donne più belle. Adesso Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow e tante altre sono famose ma allora erano sconosciute. Il metodo di selezione del cast femminile era spiccio. Metteva ragazze molto carine e indifese davanti al dilemma: se ti fai prendere da me, tu ti prendi il cinema. Questa storia è durata molti anni. Lascio perdere i particolari di contorno, ma non tanto, e cioè che tutti di quel mondo sapevano, ma tacevano, e che in realtà specie nel mondo dello spettacolo, ma un po' dovunque, il ricatto sessuale è il lasciapassare per le carriere femminili. Ora Weinstein dice di essere stato abbandonato da tutti. Troverà finalmente pace alle sue scalmane in piaceri solitari? Figurarsi. Finché ha denaro, e ne ha tanto, ci sarà la fila. Non è una cattiveria sulle donne, ma la constatazione di com' è fatta la natura umana. È attratta dal miele del potere e del contante. È un gioco triste, ma qui non s' inventa niente. La storia che la prostituzione sia il mestiere più antico del mondo è stantia e falsa, dicono gli antropologi: prima ci furono la caccia, la pesca, la raccolta dei frutti, specie delle mele. Ovvio. Ci doveva essere per forza una merce da scambiare. E siamo a Weinstein. Indifendibile, come ha detto George Clooney. Ma perché allora sarebbero difendibili le donne che hanno accettato il prezzo dello scambio? Perché lui era ricco, forte, e loro deboli e sole? Non diciamo sciocchezze. Il produttore della filibusta aveva un contratto che esse desideravano. Quale prezzo erano disposte a offrire? Al prezzo che Enzo Biagi definiva «la fortuna su cui le belle donne sono sedute»... Non si giudicano le coscienze. Forse Gwyneth Paltrow era convinta che avrebbe salvato il mondo con i suoi film da sventolona, e per questo compito immane ha accettato il sacrificio. Forse. Un critico cinematografico, Goffredo Fofi, ha scritto in un libro, e mi scuserete il linguaggio crudo, ma è una citazione molto di sinistra: «Può anche capitare, per campare, di vendere il culo. L' importante è non vendere mai l' anima». Esiste un problema in questo distinguo. Sappiamo molto bene che ciò che accade sotto la cintura - e non c' è bisogno né di riferirsi al catechismo e neppure a Freud - non riguarda solo quei territori anatomici. Dare il corpo senza cedere l' anima è difficile, in fondo appartengono alla stessa persona. In queste ore la polemica più forte investe Asia Argento. Dileggiata e insultata, perché l' attrice ha svelato solo ora di essere stata avviata alla carriera da un vero e proprio stupro, avvenuto nel 1996, quando aveva 21 anni. Fu accompagnata nella stanza di Weinstein da un tizio di cui essa ora fa nome e cognome. Una volta alla presenza del Potente si sentì soggiogata, lasciò fare. Fuori da quella camera non denunciò nulla e nessuno per due decenni. Aveva anche allora un padre, Dario, che con i suoi film ha spaventato le nostre giovinezze. Forse con un po' di coraggio, Asia poteva salvare, dal terrore inflitto da Weinstein, chissà quante aspiranti attrici che a sua differenza non sono dotate di un genitore famoso. Insomma, la discussione alla fine si spiaccica, come una mosca sul vetro, sempre lì. La proposta indecente che hanno ricevuta è in se stessa una violenza che le fa essere vittime qualunque risposta abbiano data? L' essersi lasciate possedere senza reagire è il simbolo della condizione infame di tutte le donne costrette a compromessi ignobili per dimostrare il loro talento? Ecco io vorrei cambiare mosca e anche vetro. C' è una categoria di donne dimenticate. Quelle che hanno detto di no a Weinstein & C, forse anche no-grazie, o magari dillo-a-tua-sorella-porco. Nessuna ha alzato la mano, e se la alzassero, non se le filerebbe nessuno, perché hanno un nome che dice qualcosa soltanto a chi gli vuol bene o trova delizioso il loro saluto. Le incontriamo sul tram o al supermercato dietro la cassa, e nessuno le ferma per l' autografo. Decisero di non prendere quell' ascensore. Nessun ascensore. Se un uomo potente dice a una ragazza: alzati la gonna e vinci la lotteria, c' è chi dice no, costi quello che costi. «Le donne ci salveranno», come dice un bel titolo di Aldo Cazzullo: non tutte. La speranza sta in quei nomi sconosciuti agli altri, ma non a noi, senza cui le città, gli uffici, le nostre case, sarebbero un deserto desolato. di Renato Farina

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