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Berlusconi, Santoro e l'intervista-vergogna a Servizio Pubblico: dopo 6 anni, la verità. Travaglio umiliato

di Giulio Bucchi domenica 28 aprile 2019

2' di lettura

Sei anni dopo, tutta la verità sul mitico scontro tra Silvio Berlusconi, Marco Travaglio e Michele Santoro a Servizio Pubblico, nel gennaio 2013. Un clamoroso agguato in diretta al Cav, premeditato, che si trasformò nel trampolino di lancio per una campagna elettorale stupefacente, con tanto di rimonta storica sfiorata per pochi voti di lì a qualche settimana.  Leggi anche: "Cerco killer per ucciderlo, offro soldi". Santoro, lo schifo contro Salvini A svelarla è lo stesso Santoro, ormai lontano dalla tv "in prima persona" ma ancora attivissimo con la sua società di produzione Zerostudio's. Zio Michele si confida con Lorenzetto sul Corriere della Sera, spiega di sognare di diventare l'editore dell'Unità ("Ho presentato un'offerta al proprietario, il costruttore Massimo Pessina"), ammette di non scandalizzarsi se qualcuno lo definisce "comunista" ma soprattutto torna sullo "scandalo" di quella puntata, 10 gennaio 2013, con record di share a La7 polverizzato (8,670 milioni di spettatori e 33,58%) e polemiche a non finire. Santoro non strinse la mano al nemico Berlusconi, Silvio spolverò la sedia dove fino a poco prima era seduto Travaglio. Una polveriera. "Poco prima, in una pausa pubblicitaria, il Cavaliere mi aveva detto: Michele, ma come ci stiamo divertendo!", spiega Santoro. Per certi versi sorprendente il suo giudizio sull'uomo Berlusconi: "Di straordinaria intelligenza, nel 1994 fu capace come nessun altro d'intuire una svolta epocale. Aveva promesso la rivoluzione liberale e invece è stato ingoiato dalla burocrazia immobile. La stessa fine che farà Grillo". Quell'intervista-vergogna resta il suo cruccio: "In quella trasmissione con Berlusconi e Travaglio, assunsi una posizione sbagliata. Accettai che salisse la temperatura, come se il duello non mi riguardasse. Rinunciai a fare il mio lavoro. Uno skipper non abbandona mai la barca".

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