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Vittorio Feltri, Occhetto e i comunisti italiani: "La balla sul muro, Mosca e Berlinguer"

di Giulio Bucchi domenica 17 novembre 2019

2' di lettura

Lunedì mattina ho partecipato al programma de La7 condotto dall' ottima Myrta Merlino e tra gli ospiti c' era Achille Occhetto, il quale sul finire degli anni Ottanta fu segretario, l' ultimo, del Partito comunista italiano, il più forte dell' Occidente. Nel 1989 cadde, come è noto, il muro di Berlino cosicché costui, davanti al devastante episodio, pensò giustamente di abiurare, cambiando nome al partito stesso, dato che, alla luce dell' evento tedesco, risultava superato dalla realtà. Egli non poteva fare diversamente. Tuttavia, rimane il fatto che quel muro non fu abbattuto dai marxisti bensì dagli anticomunisti che non ne potevano più del regime liberticida di stampo sovietico. I compagni nostrani non ebbero alcun merito nella abolizione del famigerato blocco, mai fecero una manifestazione contro di esso, che avevano accettato come un dogma rosso. Alla trasmissione ero presente anche io e mi sono limitato a dire che Occhetto, preso atto della demolizione del manufatto che divideva la Germania in due tronconi, non poteva che rinnegare la propria fede collettivistica fondando una nuova formazione politica, a cui però avrebbero aderito parecchi condiscepoli. Durante la discussione, il vecchio leader ha specificato che comunque Enrico Berlinguer aveva già preso le distanze da Mosca, pertanto il comunismo italiano non era più da tempo filosovietico. Balle. Berlinguer non fu mai eretico del tutto, aveva programmato l' eurocomunismo senza spiegare in che cosa potesse consistere. Inoltre non smise di ricevere finanziamenti dall' URSS, segno che una vera rottura tra i due comunismi non vi fu mai. Un ricordo. Quando Breznev morì, tutti i politici italiani di rilievo, incluso il presidente della Repubblica Sandro Pertini, parteciparono ai funerali per rendere omaggio al dittatore, capitanati dal PCI. L' episodio avrà o no un senso preciso? Torniamo al muro di Berlino. Fu frantumato dagli anticomunisti tognini dell' Est e non dai comunisti nostrani che oggi, mentendo, se ne attribuiscono il merito. La trasformazione del PCI in PDS fu una operazione realizzata a tavolino per salvare il salvabile e peraltro riuscì, benché avesse provocato una scissione: nella circostanza nacque Rifondazione comunista, a dimostrazione che non tutti i compagni condividevano l' uccisione del bolscevismo. Il ripudio del quale non è mai avvenuto completamente, tanto è vero che ancora oggi resiste nella testa di gran parte dei connazionali la mentalità legata al massimalismo leninista, il quale impone la convinzione che i padroni siano sfruttatori della manodopera e impoveriscano la classe operaia. Sciocchezze immortali. Occhetto va capito, non giustificato. Non tutti i rossi erano canaglie, e lui era una brava persona ma pur sempre comunista e quindi fuori dalla storia. Oggi le cose non sono migliorate molto, ma almeno sappiamo che la Rivolusione russa fu uno scempio che produsse più vittime del nazismo.  di Vittorio Feltri

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