Ue, la follia anti-Trump: vogliono rottamare la civiltà occidentale

Ursula von der Leyen punta a sostituire il partner americano con Xi Jinping, l’uomo del nuovo paradigma
di Giovanni Sallustigiovedì 17 aprile 2025
Ue, la follia anti-Trump: vogliono rottamare la civiltà occidentale
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Una leadership politica così importante per il mondo libero dovrebbe frequentare maggiormente la continenza linguistica e la consapevolezza valoriale, quantomeno. No, non ci stiamo riferendo a qualche intemerata di Donald Trump (di cui il Giornalista Collettivo seziona ogni alzata di sopracciglio), ma alla mannaia che Frau Ursula ha graziosamente calato su quasi tre millenni di Storia: «L’Occidente come lo conoscevamo non esiste più». Via, un virgolettato dentro l’intervista al settimanale tedesco Die Zeit per mettere a referto il crepuscolo di una civiltà. Il suo connazionale Oswald Spengler, perlomeno, aveva impiegato migliaia di pagine per arrivare a decretarlo. Il suo Tramonto dell’Occidente che per molti versi aprì il ’900 fu poi spettacolarmente smentito dallo sviluppo del secolo, con la doppia affermazione della civiltà classico-cristiano-liberale contro i totalitarismi. Ma la presidente von der Leyen va di fretta, non ha tempo perla filosofia della storia, insegue la cronaca, non vede l’ora di congedare il Puzzone d’Oltreoceano (sempre da “convinta atlantista”, ça va sans dire) per cercare in giro per il mondo «nuovi partner per facilitare l’accesso ai nostri mercati». Nelle pieghe del colloquio col giornale di casa si aggira lo spettro di Xi Jinping, l’uomo del nuovo paradigma, il neomaoista che garantisce la libertà di commercio, perché «le nostre reti di amicizia si estendono in tutto il mondo», assicura la capa della Commissione.

Sarà, ma il cortocircuito è mastodontico, troppo. Siamo nel mezzo di una faglia di tensione tra le due sponde dell’Atlantico, col presidente degli Stati Uniti che persegue una politica di riequilibrio commerciale anche “contro” l’Europa? Sì, e da queste parti pensiamo pure abbia le sue ragioni. Ma anche volendo scorgere in The Donald il demonio, sarebbe comunque un inconsulto harakiri geo-politico sbarazzarsi di quest’avventura millenaria. Atene-Roma-Firenze-Parigi-Londra-Washington. Il logos greco, lo ius romano, la Cristianità culturale ben prima del cristianesimo confessionale, la Magna Charta, l’habeas corpus, il Rinascimento delle arti e dei mestieri, i Lumi rischiaratori, la rivoluzione del Nuovo Mondo in nome del meglio del Vecchio, l’idea che in ciascun individuo alberghino “alcuni diritti inalienabili”, il sangue versato per presidiare l’idea (si consiglia tour sulle spiagge normanne, Frau Ursula).

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È stata una cavalcata eccezionale in senso tecnico, un’eccezione nella storia del mondo, che corrisponde ai canoni specifici e riconoscibili di una “civiltà”, nel senso preciso utilizzato da Samuel Huntington. Non a caso il grande politologo definiva l’Occidente “civiltà euroamericana, o nordatlantica”. È uno spazio-tempo ben preciso, non una formula di marketing, l’unico in cui si siano date quisquilie come la nozione di persona dotata di dignità intrinseca, la democrazia politica, il riconoscimento della libertà come la radice dell’umano, prima di qualsiasi Collettivo, Stato compreso. Davvero Madame von der Leyen è pronta a mettere in liquidazione tutto questo in nome della frizione ideologica con il (temporaneo) inquilino della Casa Bianca? È una sovrapposizione di piani straniante, è la paturnia contingente che si mangia l’assoluto, è quel relativismo pigro e integrale che secondo Joseph Ratzinger risultava «totalmente inadeguato a far da comune fondamento su cui potervivere». Il nostro comune fondamento si chiama Occidente, minarlo a ruota dell’antitrumpismo equivale a una ferita mortale per i popoli europei. Rottamare l’Occidente sarebbe davvero la peggiore delle Eurofollie.