Bocche cucite in Campidoglio, ma a quanto pare il sindaco Gualtieri avrebbe la Corte dei Conti alle calcagna. Le spese per la manifestazione di piazza del Popolo del 15 marzo scorso, l’Europa preferita da Michele Serra e da Repubblica, sono formalmente sotto i riflettori della magistratura contabile. Metti assieme tre esposti, quello del capogruppo azzurro al Senato Maurizio Gasparri; quello dei consiglieri comunali della Lega Fabrizio Santori e Maurizio Politi; e quello dell’ex prima cittadina della Capitale Virginia Raggi. Aggiungici il raduno di Bologna voluto dal sindaco Lepore ad un costo diciotto volte inferiore a quello sborsato dal Campidoglio; e l’altro esposto del capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, che inevitabilmente va ad associare Roma e Bologna; ecco che i conti non tornano più e chi deve indagare per mestiere non sta fermo.
IL BLITZ
Chi minimizza a Palazzo Senatorio afferma sottovoce che sono atti dovuti di fronte ad esposti. Il che sarebbe anche plausibile se non ci fosse una richiesta pressante di documentazione. Ad esempio, martedì mattina la Guardia di Finanza, che la Procura della Corte dei Conti ha delegato alle prime fasi dell’inchiesta (che è avocata direttamente dal Capo dell’ufficio) si è presentata in Campidoglio. Direzione l’ufficio di gabinetto del sindaco, dove titolare è Alberto Stancanelli. E chissà se gli hanno fatto la domandina prioritaria: quel «d’ordine del sindaco» con cui ha chiesto a Zetema – partecipata del Comune e non di Repubblica... - di spendere oltre trecentomila euro comprensive d’Iva, in base a cosa lo ha scritto? Quali atti amministrativi ci sono per una scelte del genere?
E comunque andranno date risposte precise. A quanto se ne sa da quelli che appaiono come impenetrabili uffici dell’amministrazione capitolina, la Corte dei Conti e le fiamme gialle vogliono saperne di più sui dati contenuti negli esposti di Raggi e Santori-Politi. E hanno dato trenta giorni al Campidoglio per mettere nero su bianco la documentazione atta a rispondere alle accuse dei consiglieri comunali. I dettagliati esposti depositati dai consiglieri comunali negli uffici della Corte hanno infatti attratto la curiosità dei magistrati, anche perché tutti hanno ormai capito che si sono spesi una gran quantità di quattrini pubblici per una manifestazione smaccatamente di parte, offrendo persino viaggio e alloggio ad ospiti non romani (come se non ci fossero a Roma persone adatte a collaborare volontariamente per il raduno in questione), con pagamenti a posteriori. Palco, luci, sicurezza e tanto altro ancora a carico dei contribuenti e bisogna verificare se davvero tutto questo rientrava nelle competenze capitoline, senza uno straccio di documentazione a supporto della decisione di spesa. Pare che appunto alcuni degli ordinativi effettuati siano stati sollecitati dopo e non prima del 15 marzo, il che rende ancora più stravagante “l’ordine del sindaco”.
Dopo la notizia dell’apertura del fascicolo da parte della magistratura contabile, Gasparri è tornato a più riprese a sollecitare anche la Procura della Repubblica. Nei giorni scorsi ha rilevato che «350.000 euro sarebbero stati prelevati dalle casse comunali per finanziare un evento che ha visto scendere in piazza nani, ballerine e comici che non fanno ridere ma piangere. Ora ci aspettiamo che chi di dovere faccia chiarezza e ci auguriamo che anche la Procura prenda posizione. O preferisce rimanere in silenzio? » E Santori ci aveva messo un ulteriore carico rispetto a quanto accaduto «con sponsor privati a Bologna e soldi pubblici a Roma». È cosi che «si rafforza il sospetto di scelte discrezionali senza copertura normativa, rendendo più concreta l’ipotesi di danno erariale e violazione del principio di buon andamento della pubblica amministrazione».
L’EX PRIMO CITTADINO
Una tesi ribadita anche da Virginia Raggi, con l’aggiunta che “non sembrano rispettate neanche le norme del Tuel (Testo Unico degli Enti Locali) in tema di spese e di sicuro ad oggi non risulta alcun atto di giunta che riconosce l’interesse pubblico di quell'evento». Tutto questo fino ai giorni scorsi. Ma se ora si è passati all’inchiesta vera e propria con i primi atti, dopo le parole seguono fatti ai quali neanche Gualtieri potrà sottrarsi di dare spiegazioni convincenti. È solo l’inizio: se il Campidoglio si salva, il sindaco sarà contento. Ma se la Guardia di Finanza procede speditamente e con severità, al Comune di Roma si comincerà a ballare, ma non per la felicità. Tanto più che non sembrano rendersi conto che ad essere grave, aldilà delle conclusioni dell’indagine della Corte dei Conti, è l’opportunità di un finanziamento ad un’iniziativa di parte con i soldi di tutti i romani...