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Ue, i veri nemici di Bruxelles? Sono gli europeisti fanatici

Il Piano di Riarmo così concepito può sbriciolare il welfare degli Stati Ue
di Antonio Socci domenica 30 marzo 2025

4' di lettura

Stanno demolendo l’Unione europea. Chi? I cattivi “sovranisti”? L’odioso Trump? Il perfido Putin? No: gli europeisti. Proprio coloro che ogni giorno fanno pubbliche e fanatiche professioni di fede europeista. Già negli anni passati, per fare un esempio, con il Geen Deal, la leadership della Ue ha assestato un colpo mortale all’industria europea e al benessere dei nostri popoli. Ma ora siamo al suicidio della Ue e ad affermarlo è (nientemeno) Barbara Spinelli, intellettuale, giornalista e figlia di quell’Altiero Spinelli che - a chiacchiere - è osannato dagli europeisti come il profeta dell’europeismo.

Venerdì Barbara Spinelli, sul Fatto quotidiano, in un lungo articolo (sottotitolo: «L’Unione europea verrà disgregata»), ha scritto che il Piano Riarmo-Europa lanciato da Ursula von der Leyen rappresenta «l’instaurazione di un’economia di guerra» e ciò demolirà proprio quello «stile di vita» europeo che i vertici della Ue ritengono minacciato dalla Russia. Infatti tale Piano Ue «squassa lo stile basato sulla giustizia sociale e il pluralismo delle idee: il Welfare sarà ancor più decurtato e agli apparati militari-industriali sarà affidata la cosiddetta way of life». Spinelli ironizza pure sul ritornello della «disinformazione» russa, ricordando «l’immenso reticolato di influenze/ingerenze occidentali nel mondo» che chiamano soft power «anche quando rovescia governi come in Ucraina nel 2014... o delegittima esiti elettorali non allineati alla Nato, come quello in Romania del dicembre 2024».

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Ma soprattutto - prosegue Spinelli «il Piano Riarmo disgregherà l’Unione in modi non subito percepibili, ma fin d’ora evidenti: infatti c’è un solo Stato che può oggi estendere il debito oltremisura»: la Germania. Così ora «la Germania, che nell’originario atlantismo postbellico andava imbrigliata (“Americani dentro, Russia fuori, Tedeschi sotto”), riemerge con serie mire egemoniche». Berlino infatti ha annunciato il riarmo senza aspettare nessuno: «Parlare di abbandono dell’austerità perché il tetto del debito viene sforato» scrive Spinelli «è mezza verità. La svolta tedesca frantumerà ancor più l’Europa... Il riarmo di Merz è il culmine di un lungo processo iniziato con la supremazia economico-finanziaria tedesca che impose nel 1997 i vincoli del Patto di stabilità, poi si accanì contro la Grecia, umiliando un Paese membro come mai era avvenuto nell’Ue».

La clamorosa pedata della Germania alla Ue ha fatto sbottare perfino il nostro ministro dell’economia Giorgetti: «Non è possibile che tu fai delle regole, tutte regole pensate in tedesco (cioè volute dalla Germania, ndr), regole che non funzionano (io lo avevo detto)» che comunque «abbiamo approvate sei mesi fa e... adesso i tedeschi hanno deciso che loro fanno quel cavolo che vogliono... siccome ora non va bene a loro, hanno deciso di fare totalmente il contrario. Senza aver negoziato nulla a livello europeo, perché mentre Trump dovrebbe prima mettersi d’accordo con la Von der Leyen, Merz non deve farlo, è giusto che faccia quello che gli pare».

Così, nella Ue che inceneriva l’Italia per uno 0,2% di deficit in più, «improvvisamente il debito non è un problema: per riarmarsi». Eppure «la guerra in Ucraina c’è da tre anni». Giorgetti aggiunge: «Non è possibile che noi facciamo una fatica tremenda per ridurre il debito», tagliando, per volere della Ue, cose che sono essenziali per gli italiani «e adesso improvvisamente troviamo 10, 20, 30 miliardi per finanziare le armi. Bisognerebbe ragionare al contrario chiedendoci: di cosa abbiamo bisogno? Dove andiamo a spendere? E se proprio dobbiamo spendere che si faccia nell’economia italiana, creando lavoro».

Si potrebbe aggiungere che pure il roboante Piano Riarmo-Europa è stato annunciato e lanciato dalla Von der Leyen “alla tedesca”, senza sentire nessuno, né concordare il contenuto e la forma. Così pure la campagna mediatica per creare panico fra la nostra gente (al fine di giustificare il mega riarmo) con trovate come quella del kit di sopravvivenza, risoltosi poi - per il suo contenuto ridicolo - in un autogol. Ciò che ha demolito la credibilità della Ue inoltre è stata la totale incapacità della sua leadership “europeista” di prendere una qualsiasi iniziativa di pace per l’Ucraina in tre anni, facendo pagare un prezzo economico salatissimo a tutti i popoli europei. Poi, come se non bastasse, una volta arrivato Trump alla Casa Bianca con l’intenzione di costruire la pace, la Ue, invece di appoggiare la sua iniziativa, si è messa di traverso arrivando ad alimentare un clima di guerra.

Addirittura con la fuga in avanti di Macron che - con il cancelliere della Gran Bretagna, che non è nella Ue vuole mandare soldati in Ucraina, così, oltre a delegittimare e spaccare la Ue, si coinvolge in un conflitto che potrebbe diventare esplosivo per tutti. Il colpo di grazia alla Ue viene dato dai cosiddetti europeisti con la demonizzazione degli Stati Uniti di Trump che sono stati i veri “patroni” della Cee fin dalla sua nascita nel 1957. Oggi gli europeisti alimentano un’assurda isteria antiamericana, facendo pensare (a sostegno del mega riarmo) che la Nato non esista più (colossale fake news), quando la Nato è e resterà il nostro unico vero ombrello di difesa dell’Europa. Demonizzano Trump quando sui dazi egli ripete ciò che anche i predecessori dicevano (come pure per il contributo alla Nato) e ha totalmente ragione (ancora una volta paghiamo le colpe del surplus commerciale tedesco).

Giorgia Meloni da settimane cerca di far capire che rompere con gli Usa è un suicidio per la Ue, ma gli europeisti non ci sentono e vogliono trascinare la Ue (cioè tutti noi) verso il baratro. Non a caso il vicepresidente Usa Vance, nel discorso di Monaco, ha affermato: «La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno. Il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali: valori condivisi con gli Stati Uniti d’America».
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