Mario Draghi fa sapere da Hong Kong che per l’Europa «il tempo è scaduto», ma in realtà la data di scadenza risale a non meno di venticinque anni fa, quando durante l’ascesa delle aziende hi-tech della Silicon Valley il Vecchio Continente smarrì la mappa dell’innovazione, quella che oggi guida la manifattura e i servizi, la difesa e la logistica, la finanza e lo spettacolo. Era il tempo in cui si cantilenava - con la stupidità di chi crede di saperla lunga - che «piccolo è bello», così la nostra industria è rimasta un parco di nani da giardino circondato da un universo di titani. L’Unione europea si è concentrata sulla costruzione di uno Stato etico e burocratico, un mostro di regolamenti, mentre la fabbrica del mondo si spostava da altre parti, con effetti che ora graffiano la pelle dei nostri figli.
Donald Trump ha annunciato dazi al 25% su tutte le automobili non prodotte negli Stati Uniti e «tempus fugit», scorre così velocemente che ora si lanciano penultimatum mentre la partita si gioca altrove, in Asia e in America, nel subcontinente indiano e, in un domani che non è lontano, in Africa. L’establishment europeo è in preda a un parossismo accecante, la cosiddetta corsa al riarmo è una reazione che non è guidata da un pensiero razionale e l’iniziativa della Germania è dettata più dall’urgenza di rianimare la manifattura in crisi che da un’analisi strategica sui bisogni della Difesa.
L’Europa è già marginale, proiettata in un cono d’ombra, è in pieno inverno demografico e crisi morale, prima ha smarrito Dio, poi si è dimenticata dell’uomo, è vecchia e nello stesso tempo prigioniera dell’infantilismo delle élite, lo è al punto da non vedere che la sfida americana è di lunga data. Nel 2016 Barack Obama in un’intervista sull’Atlantic definì gli alleati della Nato dei «free riders» (Treccani: «Chi usufruisce di un bene pubblico senza pagare alcun prezzo per esso»), perché pretendevano l’arrivo gratis del Settimo Cavalleggeri ogni volta che c’era bisogno. Non era Trump, era lo sfogo di Obama, nessuno si stracciò le vesti perché era un democratico, uno che faceva parte del club e dunque, «yes we can». Trump fa la sua politica e il suo «stop and go» sui dazi va preso sul serio, il quarantenne JD Vance scartavetra la verità sui muri della nostra incoscienza, mentre una commissaria europea, la signora Hadja Lahbib, apre la sua borsetta e mostra al popolo la grande soluzione europea, il «kit di sopravvivenza». Abbiamo quel che ci meritiamo.