Cerca
Cerca
+

Migranti, ordine di rimpatrio europeo e l'ok al piano Albania: cambia tutto

Fabio Rubini
  • a
  • a
  • a

La bozza del nuovo regolamento Ue sui rimpatri piace al centrodestra e un po’ meno al centrosinistra. Piace soprattutto perché sdogana una volta per tutte gli hub per i rimpatri nei Paesi terzi; insomma il “modello Albania” portato avanti da Giorgia Meloni. E piace anche perché di fatto prende coscienza di un problema che il centrodestra denuncia da oltre un decennio. La nuova normativa, che verrà presentata oggi a Strasburgo, si regge su un’architrave ben precisa: i 52 articoli faranno da terreno comune per tutti e 27 gli Stati membri, tanto che il regolamento sarà direttamente e obbligatoriamente applicabile dei singoli stati membri. Questo perché «l’attuale mosaico di 27 diversi sistemi nazionali di rimpatrio - si legge nella bozza -, ciascuno col proprio approccio e le proprie procedure, compromette l’efficacia dei rimpatri a livello Ue».

Scendendo più nel dettaglio, l’articolo 10 prevede l’istituzione del «divieto d’ingresso» nel territorio della Ue a chi «non collabora con il processo volontario di rimpatrio o non lascia lo Stato membro entro la data indicata, o ancora si sposta in uno Stato membro senza autorizzazione». Il divieto che arriva a un massimo di 10 anni- scatta anche per chi (articolo 16) «pone un rischio alla sicurezza dei Paesi Ue». L’articolo 29, invece, regola i casi in cui i migranti possono essere arrestati e tra i “reati” spunta anche il «rischio di fuga». Arriviamo così ai rimpatri. La proposta in discussione oggi introduce la possibilità di rimpatriare le persone «nei confronti delle quali è stata emessa una decisione di rimpatrio verso un Paese terzo col quale esiste un accordo o un’intesa di rimpatrio». Il tutto, ovviamente «garantendo il rispetto dei diritti fondamentali delle persone interessate».

 

 



Da questo tipo di accordi, si legge ancora nel documento «sono esclusi i minori non accompagnati e le famiglie con minori». È di fatto lo sdoganamento degli hub di rimpatrio che potranno avere sede anche in Paesi terzi coi quali c’è un accordo. Proprio come è accaduto tra Italia e Albania. Naturalmente tutte queste operazioni saranno soggette a «monitoraggio». L’uscita di queste indiscrezioni hanno fatto esultare Fratelli d’Italia. Per l’eurodeputato Alessandro Cirielli si tratta «di un passo avanti verso una gestione più efficace dell’immigrazione irregolare. Se attuate con determinazione, queste misure potranno finalmente rendere più efficiente un sistema che oggi risulta troppo spesso inefficace». La cosa più importante per Cirielli, però, è che «l’Ue ha riconosciuto la necessità di un approccio più pragmatico e strutturale, prendendo ispirazione da soluzioni che l’Italia ha saputo esportare e far apprezzare ai partner europei».


Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Del Mastro, spiega: «Da un lato una parte della magistratura italiana che, con sentenze assurde, prova a smontare il lavoro del governo per difendere i confini; dall’altro un’Europa che finalmente inizia a capire che l’immigrazione clandestina va fermata con strumenti concreti». Per Forza Italia è Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, a parlare di «svolta positiva» e di «passo decisivo per garantire maggiore sicurezza in Europa. È un segnale chiaro che la politica di contrasto all’immigrazione clandestina è possibile. Servono regole più rigide e norme certe per chi entra nei nostri Paesi». Dalle parti della Lega, invece, c’è più cautela verso questa bozza e per i commenti si preferisce attendere che la bozza «che ha parti che ci piacciono e altre meno» sia nella sua forma definitiva. Tutt’altra aria si respira a sinistra che è già pronta a dare battaglia. Perché se da un lato il gruppo dei Socialisti e Democratici ha rivendicato «attraverso difficili negoziati» il loro lavoro per «migliorare il Patto sulla migrazione e l’asilo comune sui rimpatri», dall’altro chiariscono che «per il gruppo, gli hub per i rimpatri, molto controversi, non possono far parte di questo approccio». Questo perché, come spiega l’eurodeputata tedesca Birgit Sippel «sarebbe un errore guardare al piano Regno Unito-Ruanda o all’accordo Italia-Albania: sono legalmente discutibili e sprecano enormi quantità di denaro dei contribuenti». Oggi vedremo se per votare questo regolamento la maggioranza si dividerà un’altra volta.

 

 

 

 

Dai blog