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Draghi striglia il Parlamento Ue: "Non si può dire no a tutto, fate qualcosa"

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Si dice no "al debito pubblico, no al mercato unico, no alla creazione dell'unione dei capitali: non si può dire di no a tutti e a tutto". Mario Draghi interviene al Parlamento europeo a Bruxelles e sgancia un nuovo siluro su questa Unione europea. "Fate qualcosa - è la strigliata dell'ex presidente della Banca centrale europea - altrimenti bisogna essere coerenti e ammettere di non essere in grado di realizzare i valori fondamentali per cui questa Unione europea è stata creata".

L'ex premier, intervenendo alla European Parliamentary Week a Bruxelles, sottolinea dome l'Ue sia molto aperta al commercio internazionale anche per via delle elevate barriere interne che impediscono la crescita di un vero mercato unico e, di conseguenza, della domanda interna. Sono evidenti, dunque, i limiti del modello di espansione export-oriented privilegiato dall'Unione nel corso dei decenni, frutto, in ultima analisi, dell'inefficienza interna che ha spinto le imprese Ue a espandersi oltre i confini dell'Unione.

Il rapporto da lui curato, ricorda Draghi, "stimava che un aumento della produttività totale dei fattori di appena il 2% nei prossimi dieci anni ridurrebbe di un terzo i costi fiscali per i governi legati al finanziamento degli investimenti necessari. Nello stesso tempo, l'eliminazione delle barriere interne aumenterà i moltiplicatori fiscali di questi investimenti. Esistono prove concrete del fatto che i moltiplicatori fiscali diminuiscono con l'apertura commerciale, poiché parte dell'impulso di bilancio sarà soddisfatto da maggiori importazioni". "E l'economia europea - continua - è molto aperta al commercio, più del doppio del livello degli Stati Uniti, il che è un sintomo dei nostri elevate dazi interni. Con l'espansione del nostro mercato interno effettivamente limitata, le aziende dell'Ue hanno cercato opportunità di crescita all'estero, mentre le importazioni sono diventate relativamente più attraenti con la caduta dei dazi esterni. Ma se dovessimo abbassare queste barriere interne, vedremmo un ampio reindirizzamento della domanda verso il nostro mercato. Allora - conclude - l'apertura commerciale diminuirebbe naturalmente e la politica fiscale diventerebbe proporzionalmente più potente".

Dalla pubblicazione di quello stesso rapporto Draghi a oggi "i cambiamenti avvenuti" a livello Ue "sono sostanzialmente in linea con le tendenze che erano state delineate" nel rapporto stesso, prosegue l'ex presidente Bce. Ma "il senso di urgenza di intraprendere il cambiamento radicale auspicato dal rapporto è diventato ancora più forte". 

Un aspetto va sottolineato, secondo Draghi: "Per avere alta produttività non serve distruggere il modello welfare sociale europeo. Un esempio è la Svezia. Anche perché è essenziale, durante una transizione profonda, avere coesione nella società". 
 

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