Cerca
Cerca
+

Ue ridicola e ipocrita sui destini di Kiev: il decisionismo Usa le presenta il conto

Esplora:

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

In queste ore l’Europa raccoglie sul piano internazionale quello che ha seminato dal dopoguerra a oggi. E prendendosela con Donald Trump per la miseria del raccolto dimostra solo di non aver capito l’errore e di volerlo perpetuare. Non puoi gonfiare per anni l’utopia del «continente di pace» e predicare le virtù della bassa spesa militare (meno armi e più sanità pubblica, mettiamo il welfare nei nostri cannoni), e accusare di rozzezza diplomatica, ingerenza politica e belligeranza gli Stati Uniti, mentre appalti la tua difesa a Washington e ne scarichi i costi sul contribuente americano. O meglio: puoi farlo, ma prima o poi il conto arriva, e Trump lo ha appena presentato.

Il territorio della ex Jugoslavia è nel cuore dell’Europa, ma sono stati necessari i B-52 inviati dal Pentagono – su preghiera dagli Stati europei – per mettere fine al mattatoio tra i popoli che lo abitano. L’Ucraina è geograficamente parte dell’Europa e condivide 1.374 chilometri di confine con quattro Paesi Ue: Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Dall’inizio dell’invasione russa i 27 Stati dell’Unione hanno messo a disposizione di Kiev 145 miliardi di dollari in assistenza finanziaria, militare e umanitaria. Eppure, per avviare una trattativa di pace, sono stati necessari l’arrivo alla Casa Bianca di Trump e la sua forza politica. Sino ad oggi, come ha scritto Wolfgang Münchau nella sua testata Euro Intelligence, «non solo non c’è stato un piano per la vittoria», «ma nemmeno un piano per gli obiettivi di seconda scelta». Il racconto del lungo periodo di pace di cui il continente godrebbe dalla fine della Seconda guerra mondiale grazie alle istituzioni di Bruxelles, insomma, è autoconsolatorio quanto falso: per capirlo basta attraversare l’Adriatico o varcare i Carpazi.

 

Nulla di questo è stato compreso. Al contrario: è tutta una geremiade contro il presidente americano, accusato di non tenere in considerazione il contributo di civiltà che solo l’Europa potrebbe dare. Gli europarlamentari del Pd sostengono che «una pace giusta deve coinvolgere l’Ucraina e l’Europa, che non può diventare lo scendiletto di Trump». Il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, si è presentato al vertice Nato di Bruxelles dicendo che la «cacofonia» innescata dal presidente americano danneggia il negoziato: «Sarebbe stato meglio parlare di una possibile adesione dell’Ucraina alla Nato o di eventuali perdite di territorio al tavolo dei negoziati».

Ma la «cacofonia» è l’unica cosa per cui la Ue si è distinta dal giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina. E la prima a chiudere le porte in faccia all’entrata di Kiev nella Nato, d’intesa con gli Stati Uniti di Joe Biden, è stata la Germania di Olaf Scholz. Sin dal febbraio del 2022, quando il cancelliere disse che una simile ipotesi «non è in agenda e non lo sarà». Sostenere adesso che Trump non deve permettersi di sostenere la posizione che da anni appartiene a Washington, a Berlino e ad altre capitali europee, non solo è ipocrita, ma ridicolo. A maggior ragione nel caso di Pistorius e degli altri socialisti europei, visto che Scholz, oltre a essere capo del governo tedesco, è uno dei leader del Spd, il partito di cui Pistorius fa parte e che appartiene alla stessa famiglia Ue del Pd. E se l’ipocrisia in politica internazionale non è un difetto grave, perché nessuno ne è immune, la debolezza e la ridicolezza lo sono, perché ti impediscono di essere invitato ai tavoli in cui si decide la Storia.

 

 

 

Dai blog