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Se l'Europa ordina alla Polonia di arrestare Netanyahu ad Auschwitz

Giovanni Longoni
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La dirigenza dell’Unione europea ha un sogno: vedere Benjamin Netanyahu in manette ad Auschwitz. Ecco i fatti: Bruxelles è da ieri in pressing sulle autorità polacche perché si rimangino il permesso accordato al primo ministro di Israele di entrare liberamente nel Paese slavo senza temere l’esecuzione del mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale. Il tribunale dell’Aja ha giudicato il premier colpevole di crimini di guerra insieme con l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e un capo di Hamas defunto da tempo. «Non sta alla Commissione far rispettare il mandato della Cpi», ha dichiarato il portavoce della Commissione europea per le questioni di sicurezza, Anouar El Anouni.

«Tutti gli Stati membri sono parti contraenti dello statuto di Roma e devono pertanto rispettare l’obbligo generale di cooperazione con la Cpi. L’Unione europea rispetta l’indipendenza e l’imparzialità della corte. L’Ue è fortemente impegnata nella giustizia penale internazionale e nella lotta contro l’impunità. Come affermato nelle conclusioni del Consiglio nel 2023, il Consiglio invita tutti gli Stati a garantire la piena cooperazione con la corte, anche mediante la rapida esecuzione dei mandati di arresto in sospeso e a concludere accordi economici», ha aggiunto il portavoce. Quest’anno ricorre l’80° anniversario della liberazione del campo di concentramento e c’era la possibilità che Netanyahu andasse alla cerimonia. In realtà pare che non presenzierà bensì invierà un ministro.

 

Il governo polacco due giorni fa ha garantito un accesso «libero e sicuro» ai funzionari israeliani che desiderano partecipare agli eventi di Auschwitz-Birkenau. Un passo sollecitato dal presidente della repubblica, il conservatore Andzrej Duda, che il governo del centrista Donald Tusk ha fatto proprio. Il leader di Piattaforma civica ha però spiegato di essere stato informato dall’ambasciata israeliana che lo Stato ebraico sarà rappresentato dal suo ministro dell’Istruzione (a oggi è yoav Kish del Likud). Nondimeno, ha assicurato Tusk ai cronisti, Varsavia «garantirà l’accesso libero e sicuro e la partecipazione a queste commemorazioni per i più alti rappresentanti dello Stato di Israele». «Che si tratti del primo ministro, del presidente o del ministro dell’istruzione. Chiunque partecipi alle cerimonie di Auschwitz avrà la sicurezza garantita e non verrà arrestato», ha detto ancora il primo ministro polacco ai giornalisti.

Duda aveva sottolineato le «circostanze assolutamente eccezionali» degli eventi e chiesto di «escogitare una formula adeguata» per assicurare che Netanyahu non rischiasse l’arresto. È comunque singolare che l’Unione europea spinga per un gesto così eclatante contro il primo ministro di Israele nel giorno in cui, dall’altra parte dell’oceano, la Camera del Congresso statunitense approvava una legge che prevede sanzioni, come il congelamento dei beni o la negazione del visto, a tutti coloro della Corte penale internazionale che «metteranno sotto inchiesta o perseguiranno persone protette». Lo statuto di protezione riguarda anche “Bibi”. Il testo è stato approvato con 243 voti a favore e 140 contrari. Ai Repubblicani si sono uniti 45 Democratici. L’approvazione del Senato è giudicata una formalità. Ancora una volta l’Ue e gli Usa sono su fronti opposti.

 

 

 

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