Elon Musk intervista la leader di AfD e la sinistra italiana impazzisce: invocano la censura
A sinistra non capiscono, eppure il messaggio è alla portata di tutti: «Elon Musk», dice uno dei portavoce della Commissione Ue, «può esprimere il suo punto di vista sulla politica europea, è nel suo diritto, rientra nella libertà di parola che è alla base del Digital Service Act», ossia delle regole sui sistemi digitali. Niente. I progressisti attaccano il capo di “X” perché giovedì, alle 19, intervisterà Alice Weidel, leader di Alternative für Deutschland e candidata a cancelliere alle elezioni del prossimo 23 febbraio. Musk, con le stesse modalità, ha già intervistato Donald Trump prima delle presidenziali americane. Parte il fuoco di fila.
Emmanuel Macron è furente: pur senza nominarlo sostiene che Musk vuole «una nuova internazionale reazionaria» e lo accusa di ingerenze nelle elezioni straniere. Parbleu! Il novello Napoleone scaricato dai francesi e imbullonatosi all’Eliseo spara a raffica: «Dieci anni fa chi l’avrebbe immaginato se ci avessero detto che il proprietario di uno dei più grandi social network avrebbe sostenuto un nuovo movimento internazionale reazionario e sarebbe intervenuto direttamente nelle elezioni?». No, non si riferisce a Mark Zuckerberg e Facebook, alle notizie sul Covid censurate, né alle simpatie per Joe Biden. Macron parla del capo di “X”. E però il portavoce della Commissione europea continua: «Nulla vieta la diretta streaming fra Trump e Weidel». Bruxelles si limita a sottolineare che «monitorerà se gli algoritmi spingeranno la candidata di Afd in modo preferenziale», che il social network non va usato «in modo improprio».
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Il portavoce della Commissione prosegue: «Elezioni libere ed eque sono al centro della nostra democrazia. Nell’ambito della legge sui servizi digitali le piattaforme online di grandi dimensioni devono analizzare e mitigare i rischi potenziali provenienti da diversi ambiti, compresi i rischi per i processi elettorali e il discorso civico». Va ricordato che la Commissione ha già aperto un procedimento contro “X” alcune settimane fa, ma è la stessa Ue a ribadire che la questione Musk-Weidel si porrà solo dopo il dibattito, «bisogna prima vederne le condizioni», evidenzia l’Europa.
Sennonché Sandro Gozi, segretario generale del Partito democratico europeo, non ci sta. «È inaccettabile», tuona, «che la Commissione si limiti a dichiarazioni di principio sulla libertà di espressione di Musk senza intervenire di fronte alle palesi violazioni delle regole del Digital Service Act». Il rappresentante del partito di Macron insiste: «Non possiamo chiudere gli occhi davanti al fatto che Musk sta sfruttando movimenti estremisti di destra e tentando di costruire una pericolosa internazionale reazionaria che mira i valori fondanti dell’Ue». Gozi è scatenato: «Le istituzioni europee non possono restare a guardare mentre Musk trasformala sua piattaforma digitale in un veicolo di disinformazione e propaganda reazionaria, e in una clava contro chi si frappone alle sue volontà e ai suoi interessi.
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L’eccessiva prudenza, l’inedia, quando non la codardia, rischiano di renderci complici di Musk nella distruzione dell’Europa e dei suoi principi democratici». Lo stabilisce Gozi cos’è informazione o no. Ma lo scontro è ancora più ampio. Musk nei giorni scorsi ha accusato il primo ministro inglese Keir Starmer di non essere intervenuto per fermare gli abusi su bambine e ragazzine imputati alla comunità pachistana tra il 2008 e il 2013, quando il premier era procuratore capo del Crown Prosecution Service. Ora rilancia: «Starmer è un essere spregevole». Su “X” ha lanciato un sondaggio: «L’America dovrebbe liberare il popolo britannico dal loro tirannico governo?». Al momento, su un milione e mezzo di voti, prevale il “sì”, col 60%. Starmer ha risposto che il miliardario diffonde «bugie e fake news».
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Nel mirino di Musk c’è anche il leader di Reform Uk, Nigel Farage: «Non è all’altezza, dovrebbe andarsene». Farage ha risposto che «il partito può raccogliere i fondi di cui ha bisogno anche senza l’aiuto di Musk». Il quale, in Europa, riceve il sostegno del gruppo dei Patrioti: «Abbiamo inviato alla presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, una lettera in cui chiediamo di richiamare l’attenzione sui recenti fatti avvenuti in Regno Unito, che rivelerebbero il traffico e lo sfruttamento sessuale generalizzato di migliaia di giovani ragazze britanniche vulnerabili da parte di reti criminali extra-europee».