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Ue, 18 eurodeputati del Pd ricordano il Muro: e nessuno cita mai la parola "comunismo"

Lorenzo Mottola
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Nella sede dei deputati Pd a Strasburgo si sono inventati un giochetto che presto potrebbe prendere il posto degli Anarebus sulla Settimana Enigmistica: provate a fare un discorso sulla caduta del Muro di Berlino senza mai pronunciare la parola “comunismo”. Strano ma vero, la disfida tra ben diciotto concorrenti selezionati è finita con un clamoroso ex aequo, tutti sono riusciti nell’impresa senza neanche arrossire. Complimenti a tutti. Ieri infatti cadeva il 35esimo anniversario dello storico evento, che l’intero pianeta (con l’esclusione della Corea del Nord e di alcune altre tirannie) collega all’abbattimento della Cortina di ferro e al conseguente ritorno alla libertà dei paesi sottoposti dal termine della Seconda guerra mondiale al giogo sovietico. Così il gruppo degli europarlamentari Pd ha pensato di raccogliere una serie di interventi video. Tutto il materiale è stato poi montato e pubblicato sulla pagina Instagram dell’ufficio politico (o Politburo) democratico. Risultato: a Giorgio Gori la caduta del muro ricorda il concerto dei Pink Floyd.

Ma non fa menzione della DDR, della Stasi e di tutte queste cosucce. Stefano Bonaccini usa una strana formula: dice che all’epoca guidava la «sinistra giovanile di allora» – che poi sarebbe la sezione giovanile del Partito Comunista, poi trasmutato nel Pds – e celebra la caduta del «regime». Meglio non approfondire di che regime si parlasse. Annalisa Corrado collega i fatti della capitale tedesca a Nelson Mandela. Di Erich Honecker – ultimo leader della Germania est – invece pare aver scordato il nome. Nicola Zingaretti tra tutti è il più preoccupato, perché «un gesto violento (perché comunque tirare picconate è un gesto violento) si è trasformato in un gesto di pace». Occhio a picconare troppo. Marco Tarquinio spiega che all’epoca stava per diventare padre, Alessandra Moretti racconta dell’emozione provata vedendo le immagini alla tv, Cecilia Strada ci ricorda che oggi ci sono più muri di allora e Dario Nardella rivela che nel suo ufficio conserva ancora un pezzo del muro che ha sgraffignato nei giorni successivi al crollo (tutto molto interessante).

 

Mentre Antonio Decaro ricorda «la voglia di libertà di quei ragazzi». Una grande festa per una ragione che però fa fatica a rammentare. Sandro Ruotolo è l’unico che sbadatamente cita l’Unione Sovietica, ma non si spinge oltre. Ora, resta solo il dubbio che la parola “comunismo” sia stata depennata da tutti i discorsi in fase di montaggio, se così fosse si tratterebbe sicuramente di un caso molto interessante. Coincidenza clamorosa. Nell’attesa di chiarimenti, proponiamo di conservare tutti questi messaggi in vista del prossimo 25 aprile, quando ci torneranno a raccontare che in Italia è la destra a non aver fatto i conti con la propria storia.

A Giorgia Meloni toccherà ripetere – come al solito inascoltata - per la 500esima volta parole di condanna nei confronti del regime fascista, mentre nel campo opposto continueremo ad assistere a giochetti come questo. Intendiamoci: nessuno pensa che gli attuali esponenti Dem siano nostalgici dell’Urss. Sembra solo un ridicolo tentativo di maquillage della propria provenienza politica. Insomma oggi è più vera che mai l’antica sentenza: uno spettro si aggira per l’Europa (Democratica): lo spettro del comunismo. Da brividi.

 

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