Il sogno americano e l'incubo dell'Europa
Con la vittoria di Trump l’Occidente esce rafforzato, se non altro perché più sicuro di sé e meno propenso ad autocolpevolizzarsi. Bisogna però intendersi: a vincere è solo una parte dell’Occidente, per fortuna la più importante e quella che fa da traino a tutto il nostro mondo. L’altra, l’Europa, ne esce sconfitta, nonostante che la presidente Ursula von der Leyen si sia affrettata a congratularsi con Trump insistendo sugli indissolubili elementi di solidarietà che legano le due parti dell’Atlantico.
La vittoria netta del leader repubblicano avviene, infatti, quasi in contemporanea con l’insediamento di una nuova Commissione che sembra ripetere tutti gli errori del passato, incapace di rinnovarsi e incapace soprattutto di farsi interprete degli umori profondi che emergono dalla società europea. Sentimenti per molti versi simili a quelli che Trump ha saputo rappresentare e che lo hanno portato al successo. Molto significativo è che a Trump sia riuscito di far ritorno alla Casa Bianca a otto anni di distanza dalla sua prima elezione, dopo una parentesi democratica di quattro anni. Era successo una sola volta precedentemente, a fine Ottocento, con il democratico Grover Cleveland (...)
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