Cerca
Logo
Cerca
+

Matteo Salvini, la rivelazione a Vespa: "Un unico grande gruppo Ue"

Bruno Vespa
  • a
  • a
  • a

Nella nuova Pontida, la Lega ha sostituito Alberto da Giussano con papa Pio V che, nel 1571, patrocinò la nascita della Lega santa tra la Repubblica di Venezia e la Spagna di Filippo II per arginare l’espansione turca dopo la caduta di Famagosta, nell’isola di Cipro. E vi riuscì con la vittoria di Lepanto. Oggi la battaglia leghista non è più contro il centralismo romano, ma contro quello di Bruxelles, che i Patrioti per l’Europa giudicano asfissiante. Tutti i partiti aderenti al nuovo gruppo parlamentare europeo vengono comunemente giudicati di estrema destra, etichetta che Salvini respinge con decisione. «La Lega», mi spiega, «è un movimento conservatore legato alla sovranità nazionale, con grande attenzione alle identità locali. Chiamarci di estrema destra denota ignoranza. Capirei destra, ma perché estrema? Un terzo di francesi, austriaci, tedeschi, spagnoli, belgi sono estremisti? Siamo un grande gruppo di centrodestra, alternativo ai Socialisti.»

Il primo obiettivo del nuovo schieramento – al quale guardano con interesse anche i tedeschi di AfD – è forzare il cordone sanitario europeo che ha escluso i Patrioti da tutti gli incarichi parlamentari. Cosa comprensibile per i posti «politici», non per quelli «amministrativi», come i questori. «Questo totale isolamento, il rifiuto di ammetterci in qualunque commissione,» commenta il segretario della Lega «oltre a essere giuridicamente illegittimo, è politicamente miope. A Bruxelles non capiscono dove sta andando il mondo. Fanno come Maria Antonietta che alla folla infuriata per la mancanza di pane suggerisce di mangiare brioches...».

 

Chiedo a Salvini qual è la differenza tra i Patrioti e i Conservatori europei guidati da Giorgia Meloni. «I punti di contatto sono maggiori di quelli divergenti» precisa. «Io lavoro per un unico grande gruppo di centrodestra alternativo ai Popolari. Ma loro si vedono riconosciuti dei ruoli, mentre noi siamo condannati all’isolamento». Salvini mi ripete in privato quel che mi ha detto sempre in pubblico: «Dopo due anni di governo insieme, il rapporto con Giorgia Meloni è solidissimo in politica e fuori della politica. Con Francesca (Verdini, la sua fidanzata) e le bambine abbiamo fatto anche qualche giorno di vacanza senza che nessuno ne sapesse niente». E con Tajani? «Rispetto e stima reciproca, nati già quando stavamo all’opposizione.

Siamo legati anche dalla riconoscenza, l’affetto e l’amicizia che entrambi abbiamo avuto per Silvio Berlusconi. Pur essendo stati sempre in famiglie politiche diverse». Approfondiremo tra poco con i governatori il discorso sull’autonomia differenziata, ma ora Salvini mi fa un esempio a proposito della necessità di far gestire direttamente alle regioni la politica ambientale. «Abbiamo pietre come materiale di scavo del tunnel che passa sotto il porto di Genova. L’economia circolare vorrebbe che usassimo quelle pietre per riempire i cassoni della diga di Genova. Risparmieremmo tempo e inquinamento. E, invece, la sovrintendenza nazionale ci dice che non lo possiamo fare».

Il segretario della Lega è convinto che dall’autonomia differenziata il Sud possa guadagnarci più del Nord, «valorizzando giovani imprenditori e giovani professionisti. Pensi che vantaggio avrebbero gestendo in proprio il loro immenso giacimento di beni culturali». E tiene a precisare: «Non abbiamo mai pensato di togliere un euro a nessuno. Chi lo risparmia se lo tiene, ma il bello dell’autonomia è la libertà di attuarla o no. A una regione non piace? Non la faccia». Sull’accorciamento dei tempi per la concessione della cittadinanza ai ragazzi stranieri, Salvini non intende nemmeno aprire il discorso: «Parlano i numeri. Siamo il paese europeo che ne ha concesse di più negli ultimi dieci anni».

Quanto al contestatissimo ponte di Messina, il ministro delle Infrastrutture mi dice che, superato l’ultimo ostacolo (impatto ambientale), «l’opera sarà utile all’Italia e ammirata in tutto il mondo». E respinge al mittente le critiche sugli inconvenienti (anche gravi) che si manifestano ogni tanto sulla rete ferroviaria: «Ci sono 1100 cantieri aperti per renderla più moderna. Dovremmo chiudere alcune linee, ma non è possibile».

 

Dai blog