Albania, Bruxelles gela la sinistra: "Nessun processo all'Italia"
Gli effetti dell’ordinanza del Tribunale di Roma che ha negato il rimpatrio peri 12 migranti irregolari trattenuti nel centro in Albania interrogano l’Unione Europea sul concetto di “paese sicuro” (proprio dalla sua determinazione, infatti, nascono i problemi di queste ore). E la Commissione, ancora una volta, mostra una certa analogia rispetto alla posizione del governo italiano. La portavoce per gli affari interni della Commissione Anitta Hitter, ha spiegato che l’Esecutivo comunitario «è a conoscenza» del pronunciamento dei magistrati romani «e siamo in contatto con le autorità italiane». In effetti, ha spiegato Hipper, per i Paesi sicuri al momento «non abbiamo liste comuni dell’Ue. È qualcosa che è anche previsto che faremo, su cui dovremo lavorare, ma che gli Stati membri attualmente non hanno, hanno solo liste nazionali». Tuttavia, la formulazione di un elenco comunitario «è qualcosa di previsto anche per il nuovo Patto Ue su asilo e immigrazione. Dovremo garantire di avere criteri comuni, e questo è qualcosa che stiamo esaminando». Al momento non c’è una tempistica, tuttavia già nella dichiarazione del pre-vertice Ppe di giovedì scorso si dava l’indicazione di «procedere al riesame di ‘Paese terzo sicuro’ entro il 12 giugno 2025, per alleviare la pressione sui Paesi dell’Ue». Altra questione, poi, sono gli hub per i rimpatri. Anche questo «è un tema su cui stiamo discutendo», ha detto Hipper, sollecitata in proposito dai giornalisti, «è ancora presto, ci sono diverse discussioni sui modelli, sulla legalità e sulla fattibilità di tali hub».
INTERESSAMENTO
Dunque, nonostante gli effetti dirompenti dell’ordinanza di Roma, in Europa non cambia nulla e si continua a guardare con un certo interesse a quel che sta facendo l’Italia, come peraltro osservato dalla stessa presidente della Commissione Ursula von der Leyen nella lettera inviata lunedì scorso ai capi di Stato e di governo. Nel frattempo, il tema accende lo scontro anche in Europarlamento. Lì è stata presentata l’interrogazione alla Commissione degli eurodeputati italiani della sinistra per chiedere se non sia il caso di avviare una procedura di infrazione contro l’Italia. Ma c’è stato dell’altro. Come anticipato da Libero, ieri, nell’ambito dell’assemblea plenaria dell’Europarlamento, si è votato sull’inserimento nella discussione un punto riguardante I’accordo Italia-Albania e sull’ordinanza del Tribunale della Capitale. Una richiesta avanzata dalla Segretaria generale dei Verdi, Vula Tsetsi, appoggiata dall’arco dell’intero centrosinistra europeo, che va da Renew sino a “The Left”, passando per i socialisti. Tutti lanciati nel tentativo di una specie di “soccorso rosso” agli omologhi italiani. «Membri della coalizione di estrema destra al potere, compresi membri del governo, hanno attaccato la magistratura indipendente e i giudici che si sono pronunciati in questo caso. Non possiamo rimanere in silenzio su questo», ha detto intervenendo in plenaria la co-presidente dei Verdi Terry Reintke. Controreplica di Nicola Procaccini, co-presidente Ecr, europdeputato di Fratelli d’Italia: «C'è un errore nel titolo e nel significato del dibattito proposto dai Verdi, l'intera sentenza citata riguarda altro. Non mette in discussione l’accordo Italia-Albania, un accordo internazionale, ovviamente, non può essere giudicato da un tribunale civile». E ha aggiunto, rivolto ai Verdi: «La prossima volta raccogliete informazioni più precise o tornate a scuola per qualsiasi altra proposta».
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BLITZ ANTI-ITALIA FALLITO
Il blitz per mettere il governo italiano all’indice nell’emiciclo europeo è fallito, la proposta viene respinta con 319 contrari, 164 a favore, un astenuto e la compattezza di tutte le forze che costituiscono il centrodestra europeo (per quanto collocate su diversi versanti nello schema maggioranza-opposizione): Ppe, Ecr, Patrioti, Esn. «Era chiaro a tutti che si trattava di una polemica pretestuosa», dice Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia a Strasburgo, a proposito dell’istanza dei Verdi. «La gestione dell'immigrazione clandestina è una questione seria che va affrontata con realismo e senza strumentalizzazioni. Avremo modo di discutere delle nostre soluzioni al problema ma è importante farlo nel contesto giusto e non attraverso falsi pretesti»