Cerca
Logo
Cerca
+

L'Unione europea paga ai ragazzini un campus con i travestiti

  • a
  • a
  • a

 Se pensavate che con i tappi legati alle bottiglie di plastica l’Unione Europea avesse toccato vette inarrivabili, beh, vi sbagliavate. Evidentemente non vi eravate ancora imbattuti nel corso per imparare a diventare drag queen. Proprio così, un vero e proprio campo estivo riservato ai ragazzi tra i 14 e i 17 anni.

Dieci giorni di full immersion durante i quali viene loro insegnato a «esplorare il proprio alter ego», a «imparare nozioni riguardanti la storia queer e l’identità di genere» e soprattutto a «diventare attivisti Lgbt». E non finisce qui, perché quelli del campus hanno pensato proprio a tutto, anche all’aspetto pratico della faccenda. Nella descrizione dell’evento - che si terrà a Girona, in Spagna, dall’1 al 10 settembre - si legge che tra gli obiettivi del corso c’è anche quello di «imparare alcune abilità relative all’arte del drag che possono anche supportare future opportunità di impiego». Una sorta di alternanza scuola-lavoro in salsa gender. Ancora. Il campo estivo è riservato «a 30 giovani, 10 leader di gruppo e 4 facilitatori».

 

 

 

Almeno il 50% di questi devono provenire da «contesti sociali con minori possibilità». I Paesi europei che hanno aderito all’iniziativa sono cinque: Spagna, Irlanda, Italia (la prima “edizione” si è svolta a Torino nel 2018), Grecia e Slovacchia. Particolarmente interessante anche il capitolo che riguarda la “metodologia”: «Il progetto combinerà diverse metodologie e strumenti. Tecniche che si riferiscono all’educazione non formale, giochi di ruolo e giochi di squadra, attività sportive e laboratori creativi, animazione linguistica e momenti di riflessione individuale e di gruppo». L’obiettivo finale, invece, è quello di qualificare i partecipanti e dotarli «di competenze che consentiranno loro di essere più fiduciosi e di candidarsi per l’uguaglianza e i diritti umani per i giovani LgbtI+, per sostenere la necessità di un’istruzione inclusiva».
Intendiamoci, qui nessuno ce l’ha con chi sceglie di diventare drag queen.

Ci mancherebbe. E' un’arte e chi la pratica lo fa con passione e impegno, come ha ben raccontato il regista australiano Stephan Elliott nel film (premio Oscar nel 1995 per i migliori costumi) Priscilla, la regina del deserto, che poi è diventato uno dei più apprezzati musical ancora oggi rappresentato in tutto il mondo. Le questioni qui sono almeno due. La prima riguarda come l’Europa spende i nostri soldi. Già, perché la partecipazione al corso ovviamente è gratuita per i ragazzi. A pagare per tutti sarà la Commissione europea, che ha stanziato 35.730 euro. Una cifra piccola, certo, che però è solo una goccia nel mare delle politiche gender portate avanti dalla Ue. Il workshop- così viene definito nei documenti ufficiali - di cui vi abbiamo appena parlato si chiama “Dragtivism Jr” e mette insieme le parole “drag” e “activism” e fa parte di un progetto molto più ampio, ovvero “Erasmus+”, che consta di 168 progetti Lgbt finanziati dalla Commissione con 2,5 milioni di euro.

Di questo aspetto in particolare si è occupata l’europarlamentare leghista Isabella Tovaglieri che ha contestato questa iniziativa.«E' assurdo che l’Europa finanzi coi nostri soldi un progetto come questo, che punta a ragazzi non ancora maggiorenni per instradarli a diventare drag queen. E queste sarebbero le priorità di Bruxelles?». Per questo Tovaglieri ha annunciato di aver presentato «un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere spiegazioni sull’utilizzo di fondi europei per programmi di questo tipo e se Bruxelles prevede altri investimenti simili nei prossimi mesi».

 

 

 

La seconda questione riguarda la smania dell’Europa a trazione sinistra di spingere a più non posso la cultura gender in tutto il Continente. E qui entra in gioco l’associazione CitizenGo che promuove «vita, famiglia e libertà fondamentali in tutto il mondo», che ha avviato una raccolta firme online per chiedere alla Ue di bloccare il progetto e il relativo finanziamento. Nella petizione da firmare l’associazione parla di «lavaggio del cervello» fatto ai minorenni e racconta dello spettacolo finale di una precedente edizione con «un sedicenne poco vestito che ballava con movenze evidentemente sessuali sul palco di un bar gay». CitizenGo, poi, rivela una strana coincidenza e cioè che «iniziative del genere sono specificamente rivolte a giovani provenienti dai Paesi più conservatori, di solito cattolici, dove l’ideologia Lgbt non ha avuto lo stesso successo rispetto ad altri Paesi europei. Questi ragazzi vengono “formati” al campo di indottrinamento radicale per poi tornare nei loro Paesi come attivisti della pericolosa lobby Lgbt». Altro che i tappi che restano attaccati alle bottiglie di plastica.

Dai blog