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Ue, è partito l'attacco concentrico alle case degli italiani

Marco Patricelli
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Lo vuole l’Europa malo pagano gli italiani. È partito l’attacco concentrico alla casa, l’ultimo bancomat da svaligiare nel Belpaese del fisco diretto, indiretto, collaterale e calato dall’alto, dove la storia è raccontata dall’urbanesimo per almeno un paio di millenni e anche più.

L’offensiva è al salvadanaio degli italiani, il tesoretto che ne fa i leader in Europa delle case di proprietà, perché un diamante sarà pure per sempre ma vuoi mettere quanto dura di più il mattone. O quanto durava prima della svolta ambientalista che mette sotto tiro almeno 5 milioni di abitazioni a buon peso. Dopo le pizzicate dolorose della tassazione nazionale – un caso di scuola di come si possano fare giravolte di sigle con la sola finalità di inasprire il prelievo – tanto per tenere all’erta e vigili gli italiani, ecco il Green-Day scatenato da Bruxelles che volle, sempre volle e fortissimamente ha ottenuto il bersaglio puntato da diverso tempo.

Bene rifugio, ambizione di una vita, espressione al più alto livello etico del risparmio e del dissanguamento per la maionese impazzita dei tassi dei mutui, la casa non è più l’oasi della serenità ma una specie di Fort Alamo col tricolore cinto d’assedio dalle truppe cammellate e dai pasdaran con la bandiera dell’Europa. Le vogliono tutte green, al passo con i tempi e con le utopie sul mondo perfetto sbandierate dagli ajatollah ambientalisti, e saranno il mattatoio delle famiglie chiamate a svenarsi per sovvenzionare una rivoluzione che non è etica ma sadica. Dopo il ciclone del 110% made in 5 Stelle che ha mandato in profondo rosso i conti dello Stato e che un giorno sarà studiato in abbinamento alla Legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi, ecco l’offensiva made in 12 stelle che deve livellare ai criteri di Bruxelles lo stellare patrimonio immobiliare italiano frutto delle tante formichine rappresentate dai dipendenti, dagli artigiani e dai professionisti, una società trasversale nel suo complesso e non un’aristocrazia palazzinara.

Dopo i calcoli sui cetrioli e quelli sulle curvature delle banane qualcuno se n’è fatti di altri e ha affondato il colpo su case e casali, attici e mansarde, baite e seminterrati, ville e fondaci villici. Caccia grossa ai soldi da dove non è possibile farli traslocare alle Cayman, a pena di veder evaporare sacrifici e investimenti generazionali, considerato il salasso familiare stimato in 50mila euro. E dove non ci pensano gli eurocrati, ecco le volenterose quinte colonne di casa nostra (naturalmente giammai casa loro), pronte a demolire nel nome di un’ideologia disinvolta serrature di abitazioni altrui e sostituire il diritto privato con l’ircocervo del diritto potestativo personalissimo di prendere quel che c’è e farne cosa propria, perché quello che è di nessuno è come se fosse di tutti e quindi di chiunque sappia destreggiarsi con un cacciavite e una buona dose di faccia tosta. Dal diritto reale al diritto irreale, dalla spes alla res. Passato di moda il martello da caccia, dimessa la falce col filo arrugginito, ecco i nuovi espropriator dal cuore rosso e dalla tunica verde farsi avanti nella Grosse Koalition della generalessa Ursula von der Leyen. Sulla casa «gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare», altro che Gino Bartali tutto pedalate e sudore.

Gli italiani hanno voluto la bicicletta sotto forma della casa di proprietà e adesso sudassero per metterle a norma, con mega e maxilavori edilizi di prosciugamento degli sprechi ecologici e di quelli ecoillogici, oltre che dei portafogli. Ci siamo, è la madre di tutte le battaglie per far tirare fuori i soldini dai mattoni da quegli spilorci al contrario degli italiani, così imparano a non andarsene in vacanza a Saint-Tropez e ad accendere invece i mutui, a pasteggiare col vino rosso invece che inebriarsi con le bollicine dello champagne, a preferire la mortadella al salmone e persino a fare colazione in cucina invece che al bar.

Già gli anziani che hanno lanciato questa sconveniente moda censurata dall’Unione hanno dovuto resistere alle imboscate di quelli che spettavano un ricovero o un’uscita per la spesa per forzare la porta, cambiare la serratura e prendere possesso delle quattro mura costate agli abusivi sacrifici zero e al massimo due minuti di paura: chiedere a coloro che hanno visto i Carabinieri fare spallucce perché messi spalle al muro dalle leggi quantomai inefficaci nel ripristino dell’aborrito diritto di proprietà, e alle loro odissee per rientrare nelle loro abitazioni sventrare e vandalizzate.

A sventrare invece ogni progetto di vita sotto un tetto non di passaggio ci si è messo adesso il Moloch dell’eurocrazia, e con tutto quanto questo comporterà sulle leggi dell’economia e del risparmio, e naturalmente dei contraccolpi sul mercato immobiliare per arrivare a edifici a emissioni zero entro il 2030, stop alle caldaie a gas entro il 2040 e neutralità nelle emissioni inquinanti fissata per il 2050. Standard da robetta, se solo si considera il patrimonio immobiliare nazionale stratificato dal Medioevo al razionalismo al modernismo e all’edilizia di consumo. È questa l’insostenibile pesantezza delle case sostenibili imposta dalla Direttiva Casa Green. È la storia d’Italia dalle case popolari agli espropri proletari, dalle case del popolo al popolo dei senza più casa. A qualcuno piace maramaldo.

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