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Ursula Von der Leyen avanti anche senza i conservatori

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Non è andato nel migliore dei modi il confronto di ieri mattina tra i conservatori europei del gruppo Ecr, ai quali appartiene Fdi, ed Ursula von der Leyen, candidata a presiedere perla seconda volta la commissione. Al termine del colloquio, durato quasi un’ora e definito «intenso» dall’interessata, nessuno dei ventiquattro eletti di Giorgia si sbilancia in giudizi definitivi. Nulla è deciso, ma l’orientamento, per ora, è di non dare la fiducia all’esponente tedesca del Ppe. Su sicurezza, difesa e politica estera le risposte fornite da von der Leyen sono giudicate «più o meno soddisfacenti», però la carne sul fuoco era tanta e su molte questioni lei è stata definita «evasiva». «Non siamo soddisfatti sulla parte che riguarda il Green Deal e lo siamo solo parzialmente nella parte che riguarda l’immigrazione», spiegano gli europarlamentari di Meloni.

Il capo della delegazione di Fdi, Carlo Fidanza, ha chiesto a von der Leyen «un radicale cambio di passo sul Green Deal», e le ha ricordato che le forze che hanno fatto una bandiera del programma di decarbonizzazione sono state «penalizzate» dagli elettori, mentre quelle che lo hanno contestato sono state «premiate». Lei ha risposto promettendo un approccio «pragmatico» e «tecnologicamente aperto» al Green Deal, formula troppo vaga per essere ritenuta soddisfacente. Non è un mistero, del resto, che von der Leyen abbia chiesto anche il voto dei Verdi, che hanno 54 eurodeputati, molti dei quali disposti a darglielo. 

 

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