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Viktor Orban, le inutili manovre della Ue per escludere l'ungherese

Maurizio Stefanini
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Per il momento, nessuna “arma nucleare” contro Orbán, ma semplicemente un “chiaro avvertimento”. È la decisione che hanno preso al Coreper, Comitato dei rappresentanti permanenti composto dai capi o vice-capi delegazione degli Stati membri, e il cui compito è preparare gli incontri a livello ministeriale del Consiglio dell'Ue. Non è molto conosciuto al grande pubblico, ma svolge un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle politiche Ue, dato che gran parte dei negoziati tra gli Stati membri sulle decisioni da prendere si svolge al suo interno.

E stavolta si è occupato del crescente malumore per il modo in cui dopo essersi insediato alla Presidenza semestrale il primo ministro ungherese si è messo da un lato a viaggiare tra Kiev. Mosca e Pechino, appunto come capo del governo di Budapest ma anche adombrando una responsabilità Ue; dall’altro ha pure agito da deciso capopartito al Parlamento Europeo, montando in quattro e quattr’otto un gruppo che è diventato il terzo dell’assise. Appunto, 25 ambasciatori in Ue si sono lamentati con l’omologo di Budapest, ma nessuno ha sollevato la questione della fine o della riduzione della durata della presidenza né sono state presentate o adottate misure concrete.

 

 

L’alternativa avrebbe infatti richiesto il voto 20 Paesi, rappresentanti del 65% della popolazione europea. L’idea in particolare della Germania e dei Baltici era quella di lanciare un’iniziativa per togliere la presidenza di turno dell’Ue all’Ungheria, se Orbán dovesse continuare con le sue “missioni di pace” decise senza coordinarsi. In questo modo la presidenza a rotazione andrebbe in modo anticipato alla Polonia, che pure è furibonda. Ma si creerebbe un precedente su cui molti, che pure sono critici sul primo ministro ungherese, sarebbero ancora più perplessi. Nel corso dell’incontro il rappresentante ungherese ha sostenuto che le visite del primo ministro erano «strettamente bilaterali» e solo per «sondare la fattibilità e le condizioni per un cessate il fuoco».

Ma 25 ambasciatori hanno detto molto chiaramente che tale argomentazione «non era credibile», per il fatto che Putin lo ha accolto «come rappresentante dell’Unione europea« senza essere smentito da Orbán e anche perché nelle foto istituzionali era stato inserito il logo della presidenza ungherese dell’Ue. Inoltre, Orbán si è sentito nella posizione di dover informare il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sui risultati degli incontri.

Il ministro ungherese per gli Affari Europei János Bóka ha chiarito che si tratta di informazioni confidenziali, e che tocca ora alle istituzioni europee e gli Stati membri decidere cosa fare con queste informazioni. «Orban non ha mai parlato a nome dell’Ue ed è a conoscenza delle sue responsabilità», ha detto, spiegando che non è stato possibile informare prima i partner o le istituzioni vista «la natura delicata delle visite» che sono state possibili «in questa sequenza» solo ora. Sempre Bóka ha poi aggiunto che, comunque, tra gli Stati dell’Ue «non c’è alcun protocollo fissato per coordinare le visite.

Ci sono incontri bilaterali dei quali non siamo informati, non c’è un protocollo concordato che dobbiamo rispettare. Il coordinamento non è sempre possibile, specie nel caso di visite così delicate. Il primo ministro ha informato» il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e i capi di Stato e di governo «in uno spirito di cooperazione, dopo le visite, anche se non era suo obbligo» farlo.

 

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