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Giorgia Meloni, retroscena: la richiesta a Von der Leyen per non votarle contro

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Il "giorno del giudizio" sarà il prossimo 18 luglio, quando i deputati del nuovo Parlamento europeo saranno chiamati a ratificare in un voto con scrutinio segreto il bis di Ursula von der Leyen. E se appare scontata la riconferma alla presidenza della Commissione Ue di Ursula, non sono altrettanto scontati i numeri: con una maggioranza risicata, infatti, il suo lavoro sarebbe ben più difficile. Circostanza che certo non sfugge a Giorgia Meloni, che prosegue la battaglia e le trattative a Bruxelles.

Se inizialmente il premier era intenzionata a dirigere il suo consenso verso Von der Leyen, insomma votare sì, ecco che ora il quadro è sensibilmente cambiato. Il punto è che le richieste dell'Italia non possono essere ignorate, una tesi per altro condivisa anche da molteplici testate internazionali per certo non vicine alla destra europea, così come è stata condivisa da parte dei vertici Ue.

In Ecr, il gruppo Ue in cui milita FdI, restano i polacchi del PiS, contrari alla rielezione di Von der Leyen, fieri oppositori di Donald Tusk, premier polacco e leader del Ppe, ossia lo stesso gruppo della presidente della Commissione. Proprio per l'ostilità a Ursula, il PiS avrebbe a lungo riflettuto sull'addio a Ecr, circostanza che però Meloni avrebbe sventato.

In questo contesto, le richieste del premier italiano sono già state recapitate a Ursula. "Non faremo sotterfugi. Ogni scelta sarà alla luce del sole", è quanto dice Meloni sia in pubblico sia ai suoi. Frase che implica l'esclusione dell'ipotesi di astenersi al voto su Ursula: o sì, o no. Insomma, Meloni non ha alcuna intenzione di "regalare" alla Von der Leyen quel pacchetto di voti che renderebbe la sua rielezione molto più tranquilla. Le condizioni sono chiarissime: piena dignità politica all'Italia, che deve essere tratta come partner di primissimo livello. Richieste ovvie, dopo i "caminetti" ai vertici post-voto di socialisti, popolari e liberali, che hanno de facto discusso privatamente le nomine per i cosiddetti top-jobs Ue.

 

 

Da par suo, Meloni chiede un portafoglio di peso nella nuova Ue. Ma, soprattutto, vuole una vicepresidenza esecutiva della Commissione. Il governo italiano potrebbe ottenere il Bilancio con deleghe a Pnrr e Coesione, alla guida potrebbe finirci Raffaele Fitto. Ma tutto, secondo La Stampa, ruota attorno alla parola "esecutiva": senza quella di fianco a vicepresidenza, Meloni confermerebbe il suo "no" ad Ursula. Il messaggio è chiaro: se l'Italia non verrà ascoltata, il voto sarà contrario. Restano 11 giorni per sciogliere i nodi.

 

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