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Ue, la maggioranza Ursula è sempre più risicata: Ppe, socialisti e Renew si spartiscono i posti

Ursula von der Leyen

Carlo Nicolato
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Siamo il trio più bello del mondo, sostiene con eccessivo ottimismo Ursula Von der Leyen al suo primo incontro a Bruxelles con Antonio Costa e Kaja Kallas, rispettivamente il futuro presidente del Consiglio europeo e il futuro Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera. «So che noi tre possiamo formare una squadra davvero fantastica», ha scritto su X, «aspetto con ansia di chiedere conferma al Parlamento europeo».

E qui arriva la parte difficile, sì perché come ammettono anche quelli del suo partito non è per niente scontato che la spitzenkandidat si confermi presidente della Commissione ottenendo la maggioranza di 361 eurodeputati su 720. L’attuale coalizione di socialisti, Renew e lo stesso Ppe detengono teoricamente poco meno di 400 seggi ma non tutti gli europarlamentari di questi gruppi voteranno per la von der Leyen, così come accadde nel 2019 quando ottenne 383 voti a favore, 9 in più della maggioranza, su oltre 450 previsti. A conti fatti ai tempi del suo primo mandato ci furono 75 franchi tiratori e se le percentuali rimangono più o meno le stesse la von der Leyen faticherà molto a ottenere la maggioranza, specie perché molti dei partiti che la sostenevano allora, come il polacco Diritto e Giustizia (Pis), non lo faranno più.

 

 

Ursula deve giocoforza cercare alleanze a destra o a sinistra, ma l’impressione è che attualmente disponga della classica coperta troppo corta. «Lavorerò con tutti i membri del Parlamento Europeo pro -Ucraina, pro-Ue e pro-Stato di diritto, siamo nel pieno del processo della piattaforma Ppe-S&D-Renew per convincere anche i membri di altri gruppi», ha detto giovedì sera senza tuttavia specificare da che parte intende muoversi.

A destra ci sono i 24 eurodeputati di Giorgia Meloni, che al tavolo dei leader Ue si è astenuta, a sinistra i Verdi, ben disposti a una “posizione di responsabilità”: ma entrambe le scelte comportano dei rischi che possono rivelarsi fatali per lei e per gli stessi possibili nuovi alleati. Su Fratelli d’Italia è palese, Socialisti e Renew hanno già tirato una linea rossa superata la quale farebbero mancare il loro appoggio.

ALLARGAMENTO - Complicato dunque per la Von der Leyen esporsi ufficialmente a destra. Da quella parte ci sono altri partiti papabili, ma fanno tutti parte di quel gruppo che socialisti e liberali hanno ben poco democraticamente bollato con infamia.

Un vero e proprio ricatto ideologico, ma anche molti deputati del Ppe hanno già fatto sapere di essere assolutamente contrari a un eventuale patto con i Verdi. Se infatti Ursula dovesse cercare un allargamento verso gli ecologisti, questi ultimi avrebbero la possibilità di influenzare enormemente la legislatura con la loro agenda. E per assurdo lo farebbero pur avendo perso malamente alle elezioni. Proprio quello che buona parte del Ppe non vuole: specie lo stesso partito della Von der Leyen, la Cdu tedesca che si è battuta per cercare di attenuare le parti più inutilmente aggressive del Green Deal.

 

 

Nel caso, dunque, i franchi tiratori si moltiplicherebbero ben oltre quella percentuale del 10% che gli esperti prevedono all’esame del 18 luglio. Se dunque Ursula non dovesse superare il voto, che sarà segreto, il Consiglio europeo avrebbe un mese di tempo per deliberare e scegliere un candidato facendo saltare per la seconda volta consecutiva il sistema dello spitzenkandidat. Per evitare tale scenario e trovare una quadra ci sono ancora 18 giorni, quasi tre settimane in cui i negoziati saranno verosimilmente incentrati sulle linee programmatiche che costituiranno la base dell’agenda della prossima Commissione.

L’astensione della Meloni è dovuta anche e soprattutto a questo, un non voto in attesa di conoscere i contenuti programmatici e soprattutto per negoziare il ruolo che l’Italia avrà in questo contesto. Fermo restando che per l’Europa, far finta che non ci siano state delle elezioni in cui la destra ha nettamente vinto le sinistra e ha perso, sarebbe un mezzo suicidio.

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