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Ue, accordo sui vertici: due "no" e astensione su von der Leyen, lo strappo della Meloni

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Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha ufficializzato su X le scelte del vertice Ue per le nomine dei cosiddeti top jobs: Ursula von der Leyen (Ppe, Germania) alla Commissione europea per il suo personalissimo bis; Antonio Costa (Pse, Portogallo) al Consiglio europeo e Kaja Kallas (Renew, Estonia) Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera.

Stando a quanto si apprende da fonti Ue, nel corso del dibattito sui top jobs al vertice europeo di Bruxelles, la premier Giorgia Meloni ha espresso la volontà di votare contro la nomina di Antonio Costa come presidente del Consiglio europeo e di Kaja Kallas come Alto rappresentante europeo. Meloni si sarebbe invece astenuta sulla nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. Questo, dopo giorni di trattative e tensioni, l'esito delle trattative a Bruxelles, culminate nella cena che si è tenuta nella serata di giovedì 27 giugno.

 

 

 

Poco dopo le 22, secondo quanto è trapelato, è iniziata la discussione per le nomine e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la premier estone, Kaja Kallas, hanno lasciato la sala dove erano riuniti i leader Ue per permettere il dibattito sulle nomine ai top jobs. Kallas ha delegato il premier finlandese Petteri Orpo al voto. Meloni, come detto, ha optare per l'astensione dal voto, che alla fine c'è stato su decisione di Michel, su Ursula von der Leyen e per il voto contrario su Kaja Kallas e Antonio Costa. Così riferiscono alcune fonti diplomatiche. Antonio Costa al termine della votazione, è stato eletto con la maggioranza dei voti presidente del Consiglio europeo.

Meloni, secondo quanto rilanciato da una fonte Ue, durante la cena ha tenuto "un atteggiamento molto costruttivo e ha proposto alcuni emendamenti apprezzati dagli altri leader". Ricostruzioni che vanno a smentire in modo netto quanto sostenuto dalle opposizioni e dalla stampa italiana d'area, che riferiva di una Meloni isolata e ai margini dei vertici.

 

 

 

La trattativa, secondo quanto trapelato, non è stata delle più semplici. Diversi leader, a quanto si apprende, hanno contestato le proposte modifiche franco-tedesche sostenendo che il documento era già stato concordato al livello di ambasciatori (le richieste hanno suscitato delle possibili contro-proposte in risposta). Alla fine, in ogni caso, si è trovata l'intesa. La scelta di meloni, tra astensioni e voti contrari, segue quanto sostenuto alla vigilia in Parlamento, dove aveva criticato con toni molto aspri le modalità con cui si era arrivati alla scelta dei candidati per i cosiddetti top-jobs.

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