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Ue, col sì austriaco passa un altro ecodelirio e tanti saluti alla volontà popolare

Pietro Senaldi
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Per peggiorare ancora un po' il ricordo che lascerà di sé, la maggioranza Ursula rosso-giallo-verde-azzurra e quant'altro ha approvato una norma che è un esempio illuminante del delirio ambientalista che ha dominato in Europa negli ultimi anni. Entro il 2030 bisogna togliere 25mila chilometri di argini ai fiumi- e buona inondazione a tutti - mentre entro il 2050 vanno ripristinati tutti gli ecosistemi, paludi e acquitrini inclusi. La legge è passata a maggioranza (20 Paesi rappresentanti almeno il 65% della popolazione europea), con il voto contrario dell'Italia ma con il sì decisivo dell'Austria, il cui governo era sfavorevole ma è stato tradito dalla ministra verde, Leonore Gewessler, che si è espressa a favore, autonomamente. Apriti cielo, in Austria è quasi crisi di governo. Tra un paio di settimane verrà discussa la sfiducia alla Gewessler e Vienna ha già annunciato ricorso alla Corte di Giustizia Ue, chiedendo di poter tornare indietro, ma le possibilità rasentano lo zero. Per ora, il cancelliere austriaco si tiene la ministra ribelle, e l'Europa si tiene il nuovo regolamento che, oltre agli habitat naturali, farà proliferare cinghiali, zanzare e topi.

Questa vicenda, solo in apparenza marginale, si presta per fare un paio di riflessioni sull'Europa prossima ventura, che sarebbe bene divergesse dalla presente.

 

1 -L'Unione è incapace di dotarsi di politica estera, fiscale, migratoria, e sopperisce a queste lacune decidendo a maggioranza su questioni secondarie che dovrebbero essere competenza dei singoli Stati.
2 -Incapace di ritrovarsi sui fondamentali, l'Europa si concentra sul dettaglio, spacciandolo per questione primaria.
3 -La cosiddetta cessione di sovranità degli Stati non può risolversi in un ministro che, per ragioni personali, va contro il proprio governo. Il caso austriaco è un blitz dell'Europa contro un Paese che ne fa parte, non una delega democratica.
4 -La legge sulle paludi, passata a maggioranza qualificata, è un ammonimento a quanti vorrebbero che anche le riforme, e non solo i regolamenti, nel Vecchio Continente venissero approvate senza l'assenso di tutti, che oggi invece è indispensabile. Un cambio così rivoluzionario non può precedere una reale unità della Ue, dev'essere la fine di un percorso di omogeneizzazione, non il motore di un'omologazione forzata.
5 -Chi va in Europa, austriaco o italiano che sia, deve rispondere al proprio Stato prima anche che alla propria coscienza.
6 -L'eurosinistra ha trasformato la parola sovranista in un insulto. In realtà il sovranismo è il solo modo perché in Europa possano dire la loro anche gli Stati più piccoli e non solo Germania e Francia, come accaduto finora. Il sovranismo razionale è l'argine democratico all'Europa dei burocrati.
7 -La ribellione ideologica della ministra verde austriaca è come il no a prescindere dei liberali e di metà popolari alle destre: quando è in difficoltà, la Ue si chiude al dialogo e procede con la forza, sempre più decrescente, e con la propaganda, sempre più sorda e cieca.
8 -È vero che le destre della Meloni e della Le Pen non hanno i numeri per formare una maggioranza senza il Ppe e i liberali. Ma appendersi a un margine di voti di vantaggio sempre più risicato da parte dei socialisti, dei popolari e dei liberali, tagliando fuori le destre, è la negazione dello spirito europeo, oltre che il tentativo politicista di non tener conto della realtà e di quanto accaduto nelle urne dieci giorni fa.
9 -L'Europa da tempo non se la passa bene e forse ha più bisogno di Giorgia Meloni di quanto Giorgia Meloni non abbia bisogno di lei.
10 - Ursula von der Leyen vuol essere confermata presidente della Commissione Ue, e questo lo hanno capito tutto. Molti meno hanno capito per fare che cosa e l'Italia lunedì lo ha fatto presente a Francia e Germania, spiegando che le intese si fanno prima sui contenuti e poi sui nomi e non viceversa.

 

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