Marine Le Pen ha vinto: ormai nessuno teme più di votare per lei
Nel 2011, quando alle redini c’era ancora il padre, Jean-Marine Le Pen, l’allora Front national (oggi Rassemblement national) era un partito di protesta, abituato a un linguaggio estremista e a scivoloni antisemiti, oggi, grazie a lei, Marine Le Pen, è un grande movimento popolare, in grado di offrire un’alternativa credibile, un’altra proposta di gestione della Francia e dell’Europa. Sono passati tredici anni dal congresso di Tours del gennaio 2011, che offrì alla terzogenita di “Mehnir” le redini del Fn, tredici annidi “dédiabolisation” che hanno portato il partito sovranista francese a essere la prima formazione politica di Francia. Il merito è tutto di Marine, della sua pazienza e delle sue scelte, una in particolare, quella che ha portato Rn ad abbattere l’ultimo tabù: la scelta, presa nel novembre 2022, di nominare alla presidenza del partito una figura esterna alla famiglia Le Pen, Jordan Bardella.
«Ci identifichiamo in lui», dicono i giovani militanti sovranisti, che in massa potrebbero votare Rn alle europee di questo weekend (la lista guidata da Bardella è accreditata al 34% dei suffragi, il doppio di Renaissance, la lista del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron). Più nessuno ha paura di votare Marine Le Pen, nessuna categoria, nemmeno quella dei funzionari pubblici, elettorato storico della sinistra francese. La paura ha cambiato sponda, è all’estrema sinistra, quella di Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise, soprattutto tra i francesi di confessione ebraica.
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Secondo un’inchiesta pubblicata due giorni fa dall’istituto Ifop, il 92% degli ebrei di Francia ritiene infatti che Mélenchon, con la sua ambiguità verso Hamas, sia colpevole dell’aumento dell’antisemitismo nel Paese. Del resto, che la “dédiabolisation” fosse un’operazione riuscita anche nel rapporto con la comunità ebraica lo si era capito a novembre, quando Marine Le Pen scese in piazza per la grande marcia contro l’antisemitismo (marcia a cui Macron non partecipò). «Quando vedo un grande partito nato dall’estrema destra abbandonare l’antisemitismo e la negazione dell’Olocausto, e avvicinarsi ai valori repubblicani, me ne rallegro.
Prendo atto di questi passi avanti del Rassemblement national», dichiarò Serge Klarsfeld, cacciatore di nazisti e presidente dell’associazione Fils et filles de déportés juifs de France (fece condannare a più riprese il padre di Marine, Jean-Marie Le Pen). La tolleranza zero contro le derive estremiste è stata applicata anche in Europa, con la rottura di ogni rapporto con Alternative für Deutschland, il partito della destra radicale tedesca. L’occasione è arrivata con le dichiarazioni sulle SS pronunciate dall’ex capolista alle europee di Afd, Maximilian Krah – «Non dirò mai che chi aveva una uniforme delle SS era automaticamente un criminale» –, male tensioni erano già presenti da metà gennaio, quando Rn aveva chiesto chiarimenti dopo che alcuni esponenti tedeschi avevano partecipato a una riunione per progettare l’espulsione di milioni di cittadini di origine straniera giudicati “male integrati” in Germania.
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A Parigi, questa operazione di normalizzazione anche su scala europea, la chiamano “melonisation” di Marine Le Pen. Perché la madrina del sovranismo francese sta seguendo gli stessi passi del presidente del Consiglio italiano: abbandono dei vecchi eccessi euroscettici e della russofilia acuta, a favore di un ancoraggio più atlantista e di un impegno risoluto a favore dell’Ucraina. Non a caso, dopo annidi incomprensioni e di critiche reciproche, quelle che oggi sono le due regine della destra europea sono pronte a governare assieme a Bruxelles. «Questo è il momento di riunirci, sarebbe davvero utile. Se ci riusciremo, diventeremo il secondo gruppo al Parlamento europeo. Penso che non dovremmo perdere un’occasione come questa», ha detto Le Pen in un’intervista al Corriere, tendendo la mano a Meloni. Riunire sotto un’unica bandiera i conservatori di Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia, e i sovranisti di Id, di cui fa parte Rn, per conquistare Bruxelles. In attesa di Parigi, alle presidenziali del 2027.