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Wilders contro l'Europa: "Solidale col male"

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Carlo Nicolato
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L’Iran è uno dei Paesi più sanzionati dall’Unione Europea: per le violazioni dei diritti umani, di quelli dei suoi cittadini, per l’aiuto alla Russia nella guerra in Ucraina e per l’appoggio a vari gruppi terroristici. Eppure ciò non ha impedito a Bruxelles di accorrere in soccorso di Teheran per le ricerche del suo presidente e del suo ministro degli Esteri, scomparsi insieme all’elicottero sul quale volavano, e di esprimere poi le sentite condoglianze per quella che poi si è rivelata una ricerca vana. Pochi minuti sono bastati perché il commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarcic, annunciasse l’attivazione del servizio di mappatura di risposta rapida Ue, Copernicus, in soccorso all’Iran. Una sollecitudine che non poteva passare inosservata e che ha scatenato le prime reazioni indignate e qualche richiesta di spiegazioni. L’eurodeputato svedese di centrodestra Charlie Weimers ha commentato che «il denaro dei contribuenti europei non dovrebbe in alcun modo essere utilizzato per sostenere il regime terroristico di Teheran».


A nemmeno due ore dall’attivazione del Copernicus il portavoce della Commissione europea responsabile per gli aiuti umanitari e le situazioni di crisi, Balazs Ujvari, è dovuto dunque intervenire per calmare le acque, ma ha ottenuto l’effetto contrario. Su X ha spiegato che «né il Meccanismo di protezione civile dell’Ue né il sistema satellitare Copernicus sono guidati da considerazioni politiche» e che, «qualsiasi Paese può richiedere assistenza di carattere umanitario o civile attraverso questi canali e la Commissione europea fa del suo meglio per aiutare». Una mezza falsità dal momento che il Copernicus non agisce da solo e automaticamente ma viene ovviamente attivato in accordo con le autorità preposte al suo funzionamento. Lenarcic stesso è poi intervenuto spiegando che «la fornitura di una mappatura satellitare per facilitare un’operazione di ricerca e salvataggio non è un atto di sostegno politico ad alcun regime o istituzione», ma «semplicemente un’espressione dell’umanità più elementare». Un atto di «solidarietà della Ue con il male», ha commentato Geert Wilders. Un gesto di misericordia che è proprio quella che a Raisi è mancata in più di un’occasione, definendo ad esempio l’attacco di Hamas del 7 ottobre «un atto di legittima difesa».

 

 


Va ricordato tra le altre cose che l’Iran da Raisi presieduto ha tenuto nelle sue carceri, e ancora trattiene, un dipendente del corpo diplomatico Ue, lo svedese Johan Floderus, con l’accusa di spionaggio. Senza dimenticare che il defunto presidente fece parte nel 1988 del cosiddetto Comitato della Morte che agevolò in soli due mesi l’esecuzione di 5mila prigionieri politici. Spiegando le motivazioni delle sanzioni comminate all’Iran, l’Unione Europea condannava «l’uso diffuso, brutale e sproporzionato della forza da parte delle autorità iraniane contro manifestanti pacifici, le detenzioni arbitrarie come mezzo per mettere a tacere le voci critiche, l’uso della tortura nelle carceri, la condanna a morte contro i manifestanti, le restrizioni sulle comunicazioni, comprese le interruzioni di Internet». Eppure Michel, il presidente del Consiglio Ue, lo stesso organo che ha pubblicato sul suo sito tali motivazioni, ieri esprimeva «le sue sincere condoglianze per la morte del presidente Raisi e del ministro degli Esteri Abdollahian», così come anche l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri Borrell che si è rammaricato per la grave perdita stringendosi ai familiari dei defunti. I distratti politici europei comunque non sono soli, le loro lacrime si aggiungono a quelle di una lunga lista di vedove inconsolabili composta dal fior fiore dei sanzionati, dei criminali e dei terroristi di tutto il mondo: nell’ordine Vladimir Putin («Raisi è stato un politico eccezionale che ha dedicato tutta la vita al servizio della patria»), Recep Erdogan («Sentite condoglianze all’amico e fraterno popolo e governo iraniano»), Bashar al-Assad («Abbiamo lavorato con il defunto presidente per garantire che le relazioni strategiche tra Siria e Iran rimangano sempre prospere»), Hamas («ha sostenuto la causa palestinese e la legittima lotta del nostro popolo»), Hezbollah («Protettore dei movimenti di resistenza») e Nicolas Maduro («Una persona esemplare e uno straordinario leader»). Impagabili infine gli Houthi che hanno fatto le condoglianze per il «presunto martirio».

 

 

 

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