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Juncker, la rivelazione su Conte: "Io in quanto idraulico", come lo umiliavano al Consiglio Ue

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Non ne esce benissimo, Giuseppe Conte. L'ex presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, lussemburghese, ha fama di essere oratore non proprio irreprensibile, spesso protagonista di svarioni e giudizi fuori luogo e con un certo spirito anti-italiano dimostrato a più riprese nei suoi lunghi anni tra Strasburgo e Bruxelles. In un colloquio con il Sole 24 Ore ha colpito ancora, mettendo nel mirino stavolta non il suo nemico storico, il compianto Silvio Berlusconi, bensì il leader del Movimento 5 Stelle ed ex premier italiano (in carica dal 2018 al 2021) con cui ha diviso la strada diplomatica negli ultimi mesi del suo mandato.

"Al Consiglio europeo iniziava sempre i suoi interventi dicendo: 'Io in quanto professore di diritto internazionale devo dirvi…", ricorda Juncker a proposito di Conte, arrivato in Europa da perfetto sconosciuto, senza alcun tipo di curriculum politico né diplomatico. Un neofita assoluto in mezzo a volponi e scafati uomini delle istituzioni. La diffidenza di questi ultimi era scontata, anche perché il primo Conte era espressione di un governo "sovranista" come quello di Lega e M5s, quindi molto temuto dai partiti tradizionalmente al potere come Ppe e Pse. Ma il ritratto che Juncker fa di Conte è piuttosto imbarazzante, perché coinvolge l'uomo prima ancora che il politico. 

 

 

 

"Anche se l’uomo ci piaceva, finì per infastidire gli altri leader". Di Conte viene sottolineato l'atteggiamento da professore, da primo della classe. E proprio come a scuola, gli altri "compagni" si divertivano a prenderlo in giro. "Il premier svedese Stefan Löfven - ricorda Juncker, evidentemente divertito - cominciò i suoi interventi allo stesso modo: 'Io in quanto idraulico devo dirvi…' E lo stesso faceva il premier bulgaro Bojko Borisov: 'Io in quanto pompiere devo dirvi…'. Tutto ciò era molto divertente". Per gli altri, forse, perché l'Italia non ne usciva benissimo.

 

 

 

Altro aneddoto sapido, quello su Matteo Renzi, a Palazzo Chigi da inizio 2014 a fine 2016: "Mi ricordo ancora un vertice del G20 a Brisbane nel 2014, quando in un incontro venimmo quasi alle mani, discutendo del bilancio italiano. Detto ciò ho apprezzato Renzi perché a dispetto dell’atteggiamento che ebbe verso l’esterno era un uomo che sapeva ascoltare. Ma la sua facoltà di ascolto avrebbe potuto essere più spontanea". L'ex premier, leader di Italia Viva, smentisce però questa ricostruzione: "Smentisco qualsiasi contatto fisico con Jean Claude, ma confermo che lo scontro verbale fu durissimo. E alla fine vincemmo noi portando a casa flessibilità per trenta miliardi".

Juncker ha parlato anche dei capi di Stato italiani: "Con Giorgio Napolitano e poi con Sergio Mattarella ho spesso negoziato, non dico in segreto ma senza troppa pubblicità: quando avevo dei problemi con i primi ministri italiani. O meglio, quando i primi ministri italiani avevano dei problemi con il presidente della commissione europea. Amavo i miei scambi con Napolitano. Ascoltando le sue descrizioni della vita dall’interno del governo italiano sono diventato uno specialista di cose che non dovevo sapere". 

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