Donald Tusk come Trump, ma nessuno si indigna: dietro c'è la mano Ue...
Pedro Sanchez è il primo ministro spagnolo: sconfitto alle elezioni, è rimasto in carica grazie a un patto con gli indipendentisti catalani ai quali garantirà l’immunità nei confronti della giustizia che li vuole processare per aver minato l’integrità dello Stato.Il capo dell’opposizione, Alberto Feijóo (Partido Popular), ha un bel chiedere a Bruxelles una parola di condanna del modo a dir poco spregiudicato con cui il leader socialista si è garantito la poltrona: l’Unione europea fa sapere di non aver nulla da dire: è solo un problema interno al Regno di Felipe VI.
Eppure il governo continentale era intervenuto pesantemente, e lo fa tuttora, imponendo multe a causa di violazioni dello Stato di diritto a Ungheria, Romania e Polonia. Quest’ultima però non è più nel mirino di Bruxelles da qualche settimana. Donald Tusk, primo ministro polacco liberale ed europeista, è stato sconfitto alle elezioni. Al Sejm, il Parlamento di Varsavia, il primo partito è di destra. Ma pure qui a governare sono altre formazioni - PO (Platforma Obywatelska ovvero Piattaforma Civica, sigla di centro), i socialdemocratici di Lewica Razem e i moderati di Trzecia Droga (cioè Terza Via) - che si sono coalizzate per scalzare Morawiecki e Kaczynski.
L’ex presidente del Consiglio europeo è quindi entrato in carica il 13 dicembre scorso e non ha perso tempo. Sta infatti sradicando il sistema di potere costruito dai suoi avversari del PiS (Prawo i Spradwiedliwosc, cioè Diritto e Giustizia) negli otto anni trascorsi al governo dalla formazione della destra nazionalista. Del repulisti nei mezzi di informazione pubblici è stato scritto molto: il nuovo governo ha interrotto le trasmissioni televisive di alcuni canali, licenziato tutti i giornalisti e provveduto a mettere in liquidazione la Telewizja Polska. Qualche giorno dopo, il 15 dicembre, il ministero della Difesa ha annunciato lo scioglimento della commissione d’inchiesta sulla catastrofe aere di Smolensk del 2010, voluta da Jaroslaw Kaczynski per indagare sulla morte del gemello Lech nell’episiodio più tragico e ridicolo della recente storia polacca.
L’obiettivo successivo del piccone di Tusk è invece l’Istituto della Memoria Nazionale. Creato nel 1998 per portare alla luce i crimini dell’era comunista venne trasformato dal PiS, a detta dei critici, in un arma per le battaglie culturali della destra. Sembra abbia le ore contate, nonostante lo scetticismo di storici e intellettuali non legati al PiS (la stessa Rzczpospolita, il giornalone centrista, ha avanzato dubbi) sul senso di una mossa che cancella sì un carrozzone politicizzato ma ne azzera anche gli aspetti positivi e le potenzialità.
Ultimo blitz: Mariusz Kaminski e il suo ex sottosegretario, Maciej Wasik, due politici del PiS, sono stati arrestati all’interno del palazzo presidenziale, dove si erano rifugiati per evitare l’arresto, a seguito di una condanna a due anni per abuso di potere. Ne è scaturito uno scontro incandescente, ancora in corso, fra governo e presidente della repubblica, Andrej Duda, che intende graziare i due.
Nel frattempo i sistemi del nuovo esecutivo- che sembra aver preso a modello quelli della Repubblica Popolare sottoposta ai sovietici - non fanno che acuire l’animosità dell’altra parte del Paese. Che, ricordiamolo, è ancora la maggioranza. Così non stupiscono i sondaggi che segnalano come il 60% della popolazione sia contrario al trattamento riservato alle tv e radio di Stato. O il fatto che da giorni migliaia di persone manifestino a Varsavia contro Tusk. I modi del premier non indignano le istituzioni di Bruxelles, anzi, a differenza che nel caso spagnolo, qui è l’Europa stessa che ha richiesto un cambiamento drastico per la Polonia.
E Tusk evidentemente agisce come chi ha carta bianca. Però i sistemi dell’europeista attirano l’attenzione degli osservatori dall’altra parte dell’Atlantico: The American Conservative ha definito «metodi da gangster» quelli del leader di Piattaforma, ricordando come, a fronte di due politici dell’opposizione arrestati come pericolosi assassini, c’è il caso di Wlodzimierz Karpinski, passato dalla prigione, dove era in custodia preventiva per un caso di corruzione, al seggio di eurodeputato di Piattaforma Civica per il forfeit di Krzistof Hetman, eurodeputato in carica ma eletto al Sejm. Secondo Gianfranco Miglio, libertà, eguaglianza, pace eccetera, non sono altro che finzioni, ovvero maschere con cui si vuol celare la vera natura della politica: che in sostanza è la sopraffazione dell’avversario. Il Donald T. di Varsavia sembra esserne consapevole. Tanto a lui, a differenza che al Donald T. di New York, nessuno chiede spiegazioni.