Ue, utero in affitto sdoganato: l'ultima forzatura di Bruxelles
Via libera del Parlamento Europeo alle adozioni gay e all’utero in affitto, sebbene mascherato da rispetto dei diritti umani. Anzi, un comunicato dell’ufficio stampa dell’Eurocamera esulta perché il voto di ieri alla proposta di legge sul riconoscimento delle decisioni e sull’accettazione degli atti pubblici in materia di filiazione, che ha registrato 366 favorevoli, 145 contrari e 23 astensioni, «sostiene il riconoscimento della genitorialità in tutta l’Ue, indipendentemente da come un bambino è stato concepito, da come è nato o dal tipo di famiglia che ha».
Ufficialmente «l’obiettivo è di garantire che la genitorialità, cosi come è stabilita in un Paese dell’Ue, sia riconosciuta automaticamente anche negli altri Stati membri, per offrire a tutti i minori gli stessi diritti previsti dalle leggi nazionali in materia di istruzione, assistenza sanitaria, custodia e successione». In realtà «la creazione di un certificato europeo della genitorialità è un sotterfugio inventato per provare a imporre dall'alto il riconoscimento dell'aberrante pratica dell’utero in affitto a tutti gli Stati membri», sostengono il capodelegazione di Fratelli d’Italia- Ecr Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI Vincenzo Sofo, componente della commissione Libe del Parlamento europeo.
Dal gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, nella mattinata di ieri, era partito invano un appello diretto ai Popolari affinché non si allineassero alla strategia perseguita dai socialisti con un obiettivo dichiarato di disgregazione sociale. Infatti, «Pd e 5 Stelle non soltanto hanno votato favorevolmente a questa proposta, ma hanno chiaramente specificato di volerla utilizzare per l'obiettivo da noi denunciato, votando contro specifici emendamenti presentati da Fratelli d'Italia e dal gruppo ECR che chiedevano di escludere che tale regolamento potesse essere utilizzato per imporre agli Stati l’accettazione del ricorso all'utero in affitto e ricordavano come la maternità surrogata vìoli la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea che proibisce la tratta di esseri umani. Ci batteremo ora affinché il Consiglio europeo eviti che tale regolamento possa avere luce verde e diventare operativo», spiegano Fidanza e Sofo.
Non saranno tuttavia modificate le legislazioni nazionali degli Stati membri in materia di famiglia, dato che si tratta di una competenza esclusivamente nazionale. Ma secondo il testo approvato, quando si tratta di stabilire una genitorialità a livello nazionale, i Paesi Ue potranno continuare a decidere se accettare situazioni specifiche, come ad esempio la maternità surrogata, ma saranno tenuti comunque a riconoscere la genitorialità così come stabilita da un altro Paese dell’Ue, indipendentemente da come il bambino è stato concepito, è nato o dal tipo di famiglia che ha.
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Gli Stati membri avrebbero la possibilità di non riconoscere la genitorialità se manifestamente incompatibile con l’ordine pubblico e solo in casi ben definiti. Ma paradossalmente si introduce la teoria dell’esistenza di «figli di genitori dello stesso sesso», come se un essere umano potesse nascere da due uomini o da due donne. Perciò il «certificato europeo di filiazione», che si introduce per ridurre la burocrazia e facilitare il riconoscimento della genitorialità nell’Ue, essendo fondato su una menzogna, stabilirà il falso. Rimane ancora una possibilità di contrastare il ribaltamento ideologico e istituzionale della natura. Dopo aver consultato il Parlamento, i governi dell’Ue dovranno trovare un accordo sulla versione finale della normativa: l’accordo richiede l’unanimità.
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