Ue, identità digitale obbligatoria: cosa cambia
L’«EuDi Wallet», acronimo di European Digital Identity Wallet, è pronto. La famosa cultura del buco della serratura, che tanto successo riscosse nell’ex DDR, Repubblica Democratica tedesca, si trasferisce e si afferma subitamente in questa nostra ridente Unione europea, terra di libertà diffuse e diritti a go-go.
L’ultimo dei quali, prossimo a trasformarsi in obbligo, ci annuncia la lieta novella: l’amorevole Grande Fratello domiciliato a Bruxelles, potrà monitorare la nostra esistenza, tracciare le nostre attività e impedirci quindi di commettere errori pacchiani, tipo il protestare o il dissentire per qualcosa che ci sembri sbagliata.
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La differenza con quanto perfettamente descritto da Henckel von Donnersmarck nel celebre film La vita degli altri è che, per silenziare il dissenso o bloccare i pagamenti, non servirà un agente di polizia: basterà un burocrate. Nel magnifico mondo di Ursula Von der Leyen e Frans Timmermans, di Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, sperimentato con successo il Green pass pandemico e in assenza di coscrizione militare, scatta l’ora dell’identità digitale. Obbligatoria. Così almeno sperano e brigano: perché poi a giugno si vota.
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