Albania, la sinistra chiama e l'Europa risponde: "Incompatibile"
La sinistra italiana chiama e l'Europa risponde: a Bruxelles stanno preparando il "trappolone" per bloccare l'accordo tra Roma e Tirana che prevede la creazione di due centri di accoglienza per migranti in Albania. Nei giorni scorsi, subito dopo il patto raggiunto tra la premier italiana Giorgia Meloni e il collega albanese Edi Rama ha gridato allo scandalo, con il leader di +Europa Riccardo Magi che ha parlato addirittura di "Guantanamo", il capo dei Verdi Angelo Bonelli che denuncia la "deportazione" e Graziano Delrio che ha messo in guardia Palazzo Chigi dal festeggiare, confidando nella possibilità che qualcuno avrebbe bloccato l'iter.
Appello raccolto dallo spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar, presidente della commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni del Parlamento europeo, che in una intervista a La Stampa tuona contro la mossa della Meloni: "Il governo di uno Stato membro fa una mossa unilaterale con il governo di uno Stato terzo per un piano insostenibile, frammentario, disordinato, senza lungimiranza, basato soltanto sul principio di azione-reazione. È incredibile".
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"Bisogna guardarne i dettagli. Il problema è che non si conoscono", spiega Aguilar a proposito del piano. Sembrerebbe suggerire prudenza, ma al contrario parte in quarta: "In ogni caso già si vede che l'accordo punta a esternalizzare la gestione delle procedure d'asilo. E secondo l'architettura giuridica che stiamo costruendo, questo sarà incompatibile con il diritto europeo". L'idea stessa "che sta alla base del piano è incoerente con ciò che vogliamo fare a livello europeo".
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Sul Patto migrazione "dobbiamo trovare un accordo. Anche se non siamo disposti a firmarlo a qualsiasi prezzo. Vogliamo che sia un accordo vincolante e con un giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità". Insomma, lo stesso Aguilar avverte che sulla questione l'Italia potrebbe finire nuovamente nella palude europea, ma allo stesso modo non ha vie d'uscita. Il Parlamento europeo, spiega lo spagnolo, vuole "che in una situazione di forti flussi ci sia un atto delegato della Commissione che renda obbligatoria la ridistribuzione. Il Consiglio, invece, ritiene che ci debbano essere elementi complementari. Noi non possiamo accettare che ci sia una solidarietà alla carta". Il governo Meloni ha sempre detto di non credere alla ridistribuzione come soluzione a un problema molto più grande e strutturale. Tuttavia, secondo Aguilar "c'è un'evidente contraddizione con gli interessi nazionali dell'Italia che dovrebbero essere allineati a quelli degli altri Paesi del Mediterraneo e non a quelli dei Paesi come Ungheria e Polonia". Più o meno, le stesse parole di esponenti di Pd, 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra.