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Salvini, il sospetto su Ue e Cina: "Chi ci guadagna. Nuovo Qatargate?"

Alessandro Gonzato
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La battuta di spirito Matteo Salvini la fa su Richard Gere, il divo di Hollywood che nell’estate 2019 - erano le ultime settimane del capo leghista da ministro degli Interni assieme ad altri divi come Chef Rubio già conduttore di “Unti e Bisunti” salì sulla nave spagnola carica di migranti a cui l’allora titolare del Viminale impedì lo sbarco per diversi giorni, e la nave rimase in rada a Lampedusa: «Se Richard Gere a settembre verrà a testimoniare contro di me per la Open Arms chiamerò mia mamma ad assistere all’udienza, dato che è appassionata di cinema. Noi risponderemo con Lino Banfi».

 

 

 

La battuta pesante - fuoco alle polveri a un anno esatto dalle elezioni europee - è sul vice di Ursula von der Leyen, Frans Timmermans: «La Commissione Ue, con l’obbligo dell’auto completamente elettrica, sta portando avanti un approccio ideologico anti-sviluppo e anti-Italia. Mi auguro che l’ideologia di Timmermans, ossia l’Euro 7, sia una follia, e che venga archiviata subito. Se mi dici che dal 2035 non posso più mettere sul mercato modelli di auto a combustione interna, è una roba da ricovero coatto. Dire “dal 2035 o elettrico o niente”», prosegue Salvini, «è qualcosa che probabilmente conviene a qualcuno. Ho visto i dati sullo scambio Germania -Cina. Esportazioni dalla Germania verso la Cina, -23%. Importazioni dalla Cina alla Germania, +28%. È chiaro, questa è una mia riflessione, come c’è stato un Qatargate nessuno mi toglie l’idea che non ci possa essere un Cina-Gate, perché alcune scelte o sono figlie di ignoranza o di convenienza».

 

 

 

SORRISI E OBIETTIVI

È un Salvini scoppiettante, quello ospite del Forum in Masseria, a Manduria - Taranto - intervistato da Bruno Vespa. Scherza, il vicepremier e capo della Lega, e da milanista liquida col sorriso le domande sulla finale di Champions che qualche ora dopo vede l’Inter in campo: «Non mi risulta che ci siano partite. Stasera (ieri, ndr) leggerò un bel libro». Salvini indossa una cravatta rossonera, e dunque si presta alle battute. Poi però quando si parla di Unione Europea si fa molto serio: «Vorremmo essere determinanti spostando finalmente il governo del continente a centrodestra. I Popolari», questo uno dei passaggi chiave dell’intervista, «dovranno scegliere se continuare a governare coi socialisti e le sinistre come hanno fatto in questi anni, o se governare con noi, coi conservatori e tutti i movimenti di centrodestra che stanno vincendo le elezioni in tutta Europa». La Lega, al parlamento europeo, fa parte del gruppo Identità e Democrazia. Fratelli d’Italia è nei Conservatori. Forza Italia nel Partito Popolare.

 

 


Un colpo anche all’Austria: «Stiamo trattando per la riapertura del Brennero all’autotrasporto italiano. Loro stanno palesemente violando le norme europee, stanno portando avanti un atto di arroganza, di violenza economica, sociale e ambientale, di illegalità al di là dei trattati e mi stupisce chi prima di me non ha posto la questione sul tavolo di Bruxelles. La collega austriaca mi ha detto: “Impegnatevi ad aumentare i pedaggi e dopo noi magari togliamo i divieti”. No», commenta Salvini, «a casa mia non funziona così: tu togli i divieti e torni nella legalità, e poi ragioniamo del resto. È una concorrenza economica sleale di un Paese dell’Ue sotto gli occhi della Commissione che per anni non ha fatto niente». Il Mes? «Condivido la posizione equilibrata e soft di Giorgia Meloni. Poteva essere utile anni fa, ora ha perso qualsiasi vantaggio e appeal. Dobbiamo fidarci del nostro Paese senza avventure che non sappiamo dove ci porterebbero. Non è utile, conveniente né vantaggioso, né per l’Italia né per l’Europa. Il record del Btp Valore, che ieri (venerdì) ha raccolto 18 miliardi è indice di fiducia non di un partito, ma del Paese, da parte degli italiani». A Vespa che gli chiede se il Mes sarà sottoscritto con il cambio di alcune condizioni, o se non verrà mai stato sottoscritto, Salvini risponde: «“Mai” è un avverbio che nel mio percorso umano ho imparato a usare il meno possibile», ma nega «la revisione del patto di stabilità e la firma del Mes».

Vespa poi incalza il ministro sul Ponte sullo Stretto: «La partenza dei lavori è prevista nella primavera del 2024, se fossi più prudente direi l’estate, ma a me piacciono le sfide. Sul tema infrastrutture spero che la politica si unisca. Non sarà una cattedrale nel deserto, ma il tassello di un puzzle», assicura il capo della Lega. «Il Ponte da solo non risolve nulla, e in cantiere ci sono strade e ferrovie per decine di miliardi in Sicilia e altrettanti in Calabria. Non avrebbe senso in queste due regioni velocizzare i treni con l’alta velocità e poi mettere i vagoni sul traghetto».

 

OPERE DA NORD A SUD

E ancora: «Noi stiamo sbloccando, accelerando, progettando e finanziando, da Nord a Sud, e quest’estate contiamo di mantenere la promessa del collegamento diretto e veloce Bari-Napoli». Si ritorna al Ponte: «Vorrei inaugurarlo nel 2032. Per questo dico che questa maggioranza deve fare almeno due legislature». Di nuovo immigrazione, ma stavolta niente battute sui divi del cinema: «L’Ue ci ha lasciato soli per anni a gestire malavita e clandestini, vediamo se finalmente ci dà una mano. Io sono a giudizio per aver difeso le norme del mio Paese. Spero che il processo non si trasformi in una farsa, e in un processo all’Italia». 

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