Euro, la rivoluzione: ecco quali monete verranno abolite
Starebbero per uscire di circolazione le monetine da 1 e 2 centesimi di euro. «La Commissione prevede di prendere una decisione entro la fine dell’anno sulla valutazione d’impatto e sulle possibili proposte legislative», ha annunciato il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, rispondendo a un’interrogazione parlamentare in materia. È forse un destino di tutte gli spicci, quelli di essere prima o poi messi fuori gioco dall’inflazione, per essere poi magari recuperati con cambi di moneta: come fece nel 1960 De Gaulle sostituendo un nuovo franco per 100 vecchi franchi, e come ha fatto tutta l’Eurozona tra 1999 e 2002. Ma l’euro alla fine ci ha messo appena un ventennio a fare la fine che la lira aveva subito dopo 65 anni, e dopo il trauma della Grande Guerra.
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Nel 1859, infatti, era stata adottata la lira del Regno di Sardegna allargato dopo la Prima Guerra di Indipendenza, destinato a diventare Regno d’Italia nel 1861. Nel 1924 si smisero di coniare le monetine a 1 e 2 centesimi. Dopo l’inflazione della Seconda Guerra Mondiale la stessa fine la fece anche la lira intera, e esattamente dopo un secolo di esistenza si smise di coniare le monete da 1 e 2 lire. Salvo riprendere tra 1968 e 2001, ma solo per collezionisti. Si continuarono invece a coniare fino all’avvento dell’euro i pezzi da 5,10 e 20, ma come si ricorderà in pratica nel 2001 il minimo che ci voleva per comprare qualcosa erano 50 lire. Al cambio, giusto 2,50 centesimi di euro, per cui i 2 centesimi corrispondono alle mutiche 100 lire con cui a fine ‘800 si partiva per l’America, e negli anni ’70 si comprava una scatola di soldatini Atlantic.
Va detto che, in realtà, la questione dei centesimini iniziò a creare problemi già dopo poco più di un decennio. Iniziò la allora commissione Barroso II ad affrontare il tema, dal momento i pezzi di rame risultavano già poco pratici nel 2013, anche se solo Paesi Bassi avevano all’epoca smesso di coniarli: addirittura dal 2004, però! In seguito si sono aggiunti dal 2015 l’Irlanda, dal primo gennaio 2018 l’Italia, dal primo dicembre 2019 il Belgio, dal primo gennaio 2022 la Finlandia e dal primo luglio del 2022 la Slovacchia, spingendo per l’arrotondamento dei prezzi. Ma altri Paesi continuano a coniare, quelli in circolazione sono validi, e anche se alcuni esercenti tendono a rifiutarli in realtà così facendo violano la legge. In Italia, lo stesso Decreto Legge del 24 aprile 2017, n. 50 divenuto poi legge (21 giugno 2017, n. 96, all’art. 13-quater), pur ponendo fine al conio per 1 e 2 centesimi sancisce infatti che «resta impregiudicato il corso legale delle monete metalliche in euro destinate alla circolazione di valore unitario pari a un centesimo e a due centesimi di euro secondo le norme ad esse applicabili».
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Per questo al Parlamento Europeo hanno chiesto lumi. Il collegio dei commissari intende presentare una proposta legislativa sull’introduzione di regole di arrotondamento uniformi? In effetti, la Commissione, dopo aver avviato la consultazione pubblica, si era data tempo fino alla fine del 2021 per esprimersi. Ma poi la pandemia, e a seguire la guerra in Ucraina, hanno scompaginato l’agenda dei lavori. «La valutazione d’impatto prende in considerazione una gamma completa di opzioni» per affrontare i problemi individuati in relazione alle monete da 1 e 2 centesimi, spiega Gentiloni. Queste diverse possibilità vanno «dall’assenza di azioni, mediante misure non vincolanti, alle proposte legislative dell’Ue per sospendere le monete da 1 e 2 cent e introdurre regole di arrotondamento uniformi a livello dell’Ue».
Cosa succederà Gentiloni non lo dice, ma le indicazioni ricevute, ricorda, sono chiare. «Il 70% degli intervistati è favorevole all’abolizione di queste denominazioni e all’introduzione di regole di arrotondamento uniformi». Più precisamente il 72%, stando a un sondaggio di Eurobarometro del maggio 2021. Ma conferme arriveranno entro dicembre. L’inconveniente è che sono troppo piccole, difficili da maneggiare, non semplici da contare, facili da smarrire. Fanno perdere tempo per dare i resti o, per chi paga in contanti, mettere insieme la cifra da corrispondere. L’arrotondamento però dà una pur piccola spinta all’inflazione. Per l’Italia, poi, un’eliminazione delle monetine vorrebbe dire veder sparire dalla circolazione due immagini rappresentative del patrimonio culturale nazionale. Castel del Monte, “tesoro” pugliese, sulla moneta da 1 centesimo, e la Mole Antonelliana, tra i simboli di Torino, sulla moneta da 2 centesimi.