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Migranti maltrattati, "8.500 euro ad ognuno di loro": Ue contro Italia

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Italia condannata. La Corte Europea per i diritti dell'uomo (Cedu) ha ordinato il pagamento di un risarcimento per quattro migranti tunisini tratti in salvo in mare nel 2017. Secondo la Corte di Strasburgo, l'Italia ha violato il divieto di trattamento inumano e degradante, il diritto alla libertà e la sicurezza, e il divieto di espulsione collettiva. I quattro, infatti, sono stati fatti sbarcare, portati a Lampedusa e poi rimpatriati forzosamente. All'epoca dei fatti, il governo in carica era quello di Paolo Gentiloni premier.

 

 

Il loro viaggio è iniziato dalle coste tunisine ed è proseguito a bordo di un barchino. In mare però i tunisini sono stati soccorsi da una nave italiana che li ha portati sull'isola. A Lampedusa i tunisini sono rimasti per dieci giorni, fermi all'hotspot. Qui, accusano i quattro, "non potevamo uscire né interagire con le autorità". La Cedu punta dunque il dito contro l'Italia parlando di "condizioni presumibilmente inumane e degradanti". I quattro, assieme ad altre 40 persone, sono stati poi portati all'aeroporto dell'isola, dove hanno dovuto firmare documenti che non sarebbero stati in grado di leggere, ossia ordini di respingimento della questura.

 

 

Portati a Palermo sono stati poi rimpatriati in Tunisia. Per questo la Corte ha stabilito per ciascuno di loro un risarcimento. L'ammontare è di 8.500 euro a testa, oltre al pagamento di 4mila euro di spese legali. La Corte ha rilevato che il governo italiano ha "fallito nel respingere le prove che le condizioni nell'hotspot di Lampedusa erano inadeguate; che la presenza (dei quattro, ndr) era considerata una detenzione, ma senza che questa fosse originata da un ordine ufficiale né che fosse un periodo limitato per chiarire la loro posizione o inviarli altrove, come richiesto dalla legge". Infine, conclude, la situazione dei migranti "non fu oggetto di una valutazione individuale prima che fossero emessi i provvedimenti di respingimento". 

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