Casa "green", via libera dall'Ue: un salasso, chi viene colpito e in che tempi
Approvata dal Parlamento europeo, in prima lettura, la riforma della direttiva sulle performance energetiche degli edifici. Su 637 votanti, i voti a favore sono stati 343, quelli contrari 216, gli astenuti 78. La riforma in questione prevede obiettivi di ristrutturazione degli immobili negli Stati membri. Questo primo sì dell’Aula, però, non porta a nulla di definitivo, perché ora si aprirà il cosiddetto trilogo di negoziati con il Consiglio e la Commissione europea per arrivare alla versione definitiva della nuova direttiva. Quest'ultima, solo una volta che sarà entrata in vigore, dovrà essere applicata dagli Stati membri. Quello approvato dal Parlamento oggi, quindi, è una sorta di via libera al negoziato per la direttiva sull'efficientamento energetico degli edifici. Tra gli elementi di flessibilità aggiunti alla proposta iniziale spicca l'eliminazione delle sanzioni, che ogni Stato membro potrà decidere se prevedere o meno.
Secondo la posizione di Strasburgo, le case dovrebbero raggiungere almeno la classe di prestazione energetica ‘E' entro il 2030 e ‘D’ entro il 2033. Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D). Il testo adottato prevede che tutti i nuovi edifici siano a emissioni zero dal 2028 e tutti i nuovi edifici in cui è “economicamente e tecnicamente possibile” dovranno disporre di impianti solari entro il 2028.
Inoltre su un 15% del parco immobiliare gli Stati membri potranno decidere di applicare target ad hoc, con clausole speciali per gli edifici storici o di pregio, anche non ufficialmente protetti. Nello specifico, gli Stati membri potranno scegliere la classe energetica migliore tecnicamente ed economicamente più raggiungibile. Nella misura sarebbe prevista anche una salvaguardia per gli affittuari, per stabilire che nessun lavoro di ristrutturazione potrà iniziare fino al termine dei contratti.