Cerca
Cerca
+

Vittorio Feltri: l'auto è la nostra storia, salviamola dai pregiudizi verdi

Vittorio Feltri
  • a
  • a
  • a

Ormai l’auto elettrica è diventata un incubo. L’Europa ce la vuole infliggere a tutti i costi, ma proprio tutti, specialmente economici, visto il prezzo esorbitante delle vetture considerate salvifiche dell’ambiente. Il vero problema che ci assilla consiste nella moda che dilaga tra le masse costringendo anche gente intelligente a seguirla come fosse una legge di natura. Sono balle quelle secondo le quali il motore a scoppio sia produttore di inquinamento dell’atmosfera, ma le bugie, si sa, hanno gambe più lunghe della verità e diventa difficile bloccarle. Infatti Milano fornisce la prova che le macchine tradizionali, che siano alimentate dalla benzina e dal gasolio, non sono assolutamente dannose sotto il profilo ecologico. Tanto è vero che quando il sindaco Sala dispone, non si sa perché, il blocco del traffico cittadino quotidiano, lasciando le strade al dominio delle biciclette e dei monopattini, lo smog anziché diminuire aumenta.

 

 

Segno che le vetture incriminate sono in realtà innocenti, ed è falso che i loro gas di scarico siano una minaccia per la salute pubblica. Bisogna dire con forza che il pregiudizio nei confronti delle macchine tradizionali non è una specialità dell’Italia, bensì della intera Europa che non smette un attimo di predicare la necessità di rottamare i nostri bolidi che viaggiano grazie ai carburanti, sostituendoli con quelli alimentati dalla energia elettrica. Ho l’impressione che questa storia finisca male. La maggioranza dei cittadini, poveri o abbienti che siano, sarà costretta tra qualche anno a sostituire il loro glorioso mezzo di trasporto rombante e innocuo con delle carrette a propulsione di energia prodotta dall’Enel. Sarà una catastrofe per il popolo visto che le colonnine che forniscono il pieno di propellente impalpabile sono in numero esiguo e per di più onde riempire le batterie ci mettono venti minuti. Lentamente andremo incontro a disagi micidiali, immagino le file dinanzi ai distributori che avranno sostituito le vecchie pompe di super. Assisteremo al festival delle bestemmie, che servono a sfogare l’ira ma non risolvono i problemi. Mi corre l’obbligo di scrivere l’elogio delle nostre attuali automobili e pure di quelle antiche che hanno favorito lo sviluppo economico e sociale non soltanto dell’Italia.

 

 

La prime vetture a motore, che sostituirono lentamente quelle a trazione animale, risalgono all’inizio del secolo scorso. Quando cominciarono a sfrecciare sulle strade polverose dell’epoca, i passanti si fermavano ad ammirarle con invidia sociale. Neanche eventuali dischi volanti avrebbero suscitato tanto scalpore e ammirazione. Qualche decennio dopo, l’automobile velocemente si impose alla borghesia che si affrettò a comprare la Balilla, che noi vecchi ricordiamo alla perfezione, poi la Fiat costruì di tutto e di più cominciando a motorizzare il nostro paese che stava riprendendosi dalla Guerra mondiale. Arrivò la 1500, poi la 1400 dalle forme copiate dall’America. Ed ecco la Topolino, utilitaria a due portiere e a due posti. Fu un successo straripante. Confesso di averne acquistata una anche io e fu una benedizione perché mi sollevò dall’obbligo di circolare col tram e gli autobus, decisamente più scomodi di quelli attuali.

 

 

Ma il colpo più grosso messo a segno dalla famiglia torinese, Agnelli, fu la produzione in serie della 600, la quale pur essendo piccola aveva sedili posteriori idonei a ospitare due persone. Quando la prima 600 entrò nel cortile del palazzo in cui abitavo, tutti gli inquilini si precipitarono lungo le scale allo scopo di ammirare la bella macchina dal prezzo accessibile a tanta gente. Essa contribuì in modo decisivo alla evoluzione della nazione, che uscì sgommando dalla miseria postbellica. La crescita economica e sociale del nostro paese fu promossa dalle quattro ruote che inghiottivano benzina in quantità ridotta. Se siamo diventati una potenza industriale, tra le più importanti del mondo, lo dobbiamo a queste scatole metalliche e a rotelle che con un litro di carburante ti portavano ovunque. Un cenno agli scooter, la Vespa e la Lambretta, che pur avendo solamente due ruote ci hanno consentito il piacere di viaggiare in città e fuori. Solo a pensare che il mondo rinunci alla sua storia, vengo preso da una scossa, naturalmente elettrica e lesiva.

Dai blog