Ue, tutte le trappole tese all'Italia: migranti, vino e auto. Ora basta
A leggere certi giornali, sembra quasi che molte delle responsabilità nella sciagura davanti alle coste calabresi dove hanno trovato la morte decine di immigrati siano del governo italiano e, in particolare, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi tanto che ci sono leader politici pronti a chiederne le dimissioni. A parte il fatto che conosco l’attuale inquilino del Viminale fin dai tempi in cui era prefetto di Bologna e ho avuto modo di apprezzare davvero le sue qualità professionali, credo che, da parte nostra, sia assolutamente masochistico fare “harakiri” in questo modo perché sappiamo tutti che le maggiori responsabilità dell’emergenza-immigrazione ricadono invece sull’Europa che, sul problema, per anni ha continuato a voltare le spalle al Belpaese.
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È successo anche nel novembre scorso con Bruxelles che è restata praticamente alla finestra, lavandosene ancora una volta le mani, nonostante gli impegni di Ursula von der Leyen, dopo il clamoroso voltafaccia di Macron che prima aveva dato disponibilità al premier Meloni per accogliere una nave Ong, la “Ocean Viking”, salvo poi chiudere ancora una volta i porti francesi. Parigi ha pure predisposto ulteriori controlli alle nostre frontiere, un giro di vite che ha finito per farci ripiombare, con il “no comment” di Bruxelles, in un clima di “tutti contro tutti” che pensavamo definitivamente archiviato almeno nel Vecchio Continente. Le conseguenze di questa indifferenza europea sono visibili proprio in questi giorni con la tragedia degli immigrati in Calabria.
Ma, nelle ultime settimane, ci sono state altre due vicende che confermano l’insensibilità europea nei nostri confronti. La prima riguarda la “querelle” del vino con l’annuncio della Commissione di voler ridurre del 10% entro il 2025 i consum enologici (e non solo) per combattere gli eccessi nel consumo, una misura che potrebbe rivelarsi un “boomerang” soprattutto per l’Italia che è grande produttrice del nostro nettare. Melo ha confermato lo stesso cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, che, pur condividendo la necessità di frenare l’uso di alcolici tra i giovani, mi ha anche detto che l’Europa non deve esagerare nei suoi provvedimenti. Non è, purtroppo, solo questione di vino e di immigrati perché, negli ultimi giorni, c’è anche stato il drastico stop per la produzione di auto a benzina e diesel che l’Unione vorrebbe varare a partire dal 2035, uno stop che farebbe andare definitivamente in “tilt” le nostre aziende del settore e l’Italia si è subito mossa per cercare di modificare in qualche modo le decisioni di Bruxelles. Non c’è troppo da illudersi ma, fino a quando possiamo, dobbiamo far sentire la nostra voce. Sempre più forte.