Qatargate, "golpe" del Marocco e l'ombra di Macron: chi minaccia l'Italia
L’aggressiva attività di lobbying e spionaggio del Marocco di Re Mohammed VI in Europa, sullo sfondo del “Qatargate”, inizia a irritare molti apparati di sicurezza e diplomazie, a partire da quelli francesi. «I servizi segreti marocchini si sono sempre comportati male in Francia. Non hanno alcun pudore», ha dichiarato un agente dell’intelligence francese al settimanale Marianne, che ha appena dedicato un lungo dossier alle manovre oscure di Rabat, pronta a tutto per difendere i suoi interessi, anche ad intercettare l’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron.
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Lo scandalo Pegasus, dal nome del software di spionaggio sviluppato dalla società israliena Nso, attraverso cui il Marocco e altri Paesi hanno spiato varie personalità, sarebbe all’origine, secondo alcuni osservatori, della “rappresaglia francese” contro Rabat andata in scena lo scorso 19 gennaio al Parlamento Ue. Quel giorno, una risoluzione dell’Europarlamento ha esortato “le autorità marocchine a rispettare la libertà dei media e a garantire processi equi ai giornalisti imprigionati”: un attacco frontale che, per le autorità marocchine, tra cui il presidente della commissione mista Marocco-Ue, Lahcen Haddad, porterebbe la firma del deep state francese.
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Il voto a favore della risoluzione da parte degli eurodeputati Renaissance, il partito di Macron, è stato vissuto come un “tradimento” da Rabat, a tal punto che Re Mohammed VI, come ripicca diplomatica, ha richiamato in patria l’ambasciatore marocchino a Parigi senza nominare un successore. «Non c’era una crisi così profonda dai tempi del sequestro di Mehdi Ben Barka nel ’65, fatto che aveva provocato una rottura delle relazioni per 4 anni» ha detto lo storico Vermeren, tra i massimi esperti di Maghreb. Alcuni scommettono che Macron non metterà più piede a Rabat fino a fine mandato perché ormai è considerato “persona non grata”, e di questa Francia, le autorità marocchine, non si fidano più.
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Tramite Pegasus, tuttavia, il Marocco non avrebbe solo origliato le conversazioni del presidente francese e di 14 dei suoi ministri per ricavare informazioni sensibili: avrebbe intercettato pure persone meno note, ma giudicate ostili agli interessi di Rabat, dunque da tenere sotto controllo. È il caso di alcuni individui implicati nella questione del Sahara Occidentale, come rivelato da Marianne. Un dossier incandescente dal punto geopolitico che vede da una parte il Fronte Polisario, in rappresentanza del popolo saharawi, che vorrebbe l’indipendenza del Sahara occidentale, ex colonia spagnola, e dall’altra il regno marocchino, che per motivi strategici ed economici rivendica la sovranità su queste terre ricche di fosfati, il 70% delle risorse mondiali, e sui mari pescosi della regione.