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Ursula von der Leyen, vaccino e armi: gli scandali di lady Europa

Carlo Nicolato
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Conferenza di Monaco sulla sicurezza, parla Ursula Von der Leyen: «È tempo di accelerare la produzione standardizzata di munizioni per Kiev. Possiamo fare come abbiamo fatto con il Covid: abbiamo convocato le industrie e chiesto loro di cosa avevano bisogno per aumentare la produzione e abbiamo stilato con loro i contratti di pre-acquisto per aiutarli a farlo». Forse è stata anche la decisione della Conferenza dei presidenti dell’Europarlamento che le ha evitato di dover parlare pubblicamente della questione dei messaggiscambiati durante la trattativa con l’Ad di Pfizer a darle il coraggio o la sfacciataggine di tornare sull’argomento dei contratti per i vaccini Covid, ma c’è anche da considerare che quella platea Ursula la considera un po’ come casa sua.

 

Non è stata certo lei direttamente a dare impulso a una conferenza che con la caduta del muro di Berlino aveva perso gradualmente gran parte del suo appeal, ma è stato durante il suo mandato di ministro della Difesa, tra il 2013 e il 2019, che Wolfgang Ischinger insieme all’aiuto degli amici della società di consulenza americana McKinsey ha trasformato quello che sembrava un club per anziani reduci della Guerra Fredda in una Davos per la difesa. Quello era anche il periodo in cui la McKinsey, oltre ad aver assunto due dei sette figli di Ursula, aveva ricevuto dal ministero della Difesa tedesco (sempre Ursula) una serie di consulenze per milioni di euro. Tale vicenda, soprattutto l’entità delle operazioni delle quali aveva beneficiato anche la società Accenture, aveva destato qualche sospetto alla Corte dei Conti federale tedesca che indagando aveva riscontrato diverse irregolarità nelle pratiche di assegnazione delle consulenze e tra le altre cose chiesto il sequestro di due telefoni in dotazione della ministra.

SEMPRE A GALLA
Inutilmente perché Ursula, o chi per lei, prima di consegnarli li ha debitamente resettati. Ovviamente ne è venuto fuori uno scandalo al centro del quale, oltre ai suddetti telefoni e Ursula, c’è l’ex capo dell’ufficio berlinese di McKinsey Katrin Suder, che l’allora ministro della Difesa aveva assunto come assistente e che vantava un ottimo rapporto con uno degli uomini di punta di Accenture, Timo Noetzel. La McKinsey però non si occupa certamente solo di questioni che riguardano la difesa.

La sua vicinanza alle case farmaceutiche è ben nota e con l’arrivo del Covid ha immediatamente proposto alla Ue «una squadra volontaria di risposta alla crisi» che desse una mano all’Europa a uscire dalla fase più acuta. Insomma pur continuando a consigliare i clienti delle farmaceutiche, o di “Big Pharma” come direbbero i complottisti, la società americana ha avuto un suo ruolo nel processo di coordinamento delle politiche europee sul Covid, e quindi anche nei contratti per i vaccini, di cui la Von der Leyen è ovviamente la prima responsabile. È in questo periodo che la presidente della Commissione tratta con Albert Bourla, Amministratore delegato di Pfizer, e lo fa inizialmente attraverso dei messaggi che al momento opportuno, quando a richiederli sono l’Ombudsman e la Corte dei Conti europea, spariscono nel nulla così come erano spariti i contenuti dei telefoni utilizzati per i contratti suddetti.

 

MACRON E TRUDEAU
Peraltro dopo che la Von der Leyen e Bourla hanno raggiunto l’accordo, l’azienda tedesca ha assunto come vicedirettore Aamir Malik, precedentemente intermediario della McKinsey perle farmaceutiche, affidandogli un portafoglio da 33,5 miliardi di dollari per le future transazioni. Sulla McKinsey potremmo anche continuare, parlare ad esempio delle corpose consulenze ottenute da Macron e Trudeau, sulle quali indagano le rispettive magistrature di Francia e Canada. O del ruolo avuto ancora in Francia nell’approvazione del passaporto vaccinale la cui legittimazione è arrivata dalla Corte Costituzionale presieduta dal giudice Laurent Fabius, ex premier e più volte ministro, ma soprattutto padre di Victor, che lavora in McKinsey e che sembra abbia fatto parte del team che ha implementato lo stesso passaporto. Ma il punto è un altro, è che sotto l’egida di tale società, che secondo Politico.eu tira tuttora le fila della Conferenza di Monaco decidendo contenuti e invitati, ieri la presidente della Commissione con una sola frase ha involontariamente unito i pezzi del puzzle di tutti gli scandali che la riguardano e per i quali non meriterebbe il ruolo che riveste. 

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