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Von der Leyen, scandalo-vaccino: "Gli sms insabbiati"

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La denuncia arriva dall’Europa. O meglio, dalla Lega in Europa: ché se aspetti le fonti istituzionali campa-cavallo. «Da parte dei gruppi di maggioranza al parlamento europeo, al di là di tante belle parole, non c’è il minimo rispetto nei fatti per la trasparenza, elemento fondamentale per ogni democrazia sana». Sono imbufaliti, gli europarlamentari del Carroccio. Sul tavolo c’è la vicenda (infinita) dei vaccini anti-Covid comprati dalla Commissione europea in piena pandemia: e per fortuna, siamo onesti. Però quelle trattative (di cui tanto si parla ma che niente si sa, sul perché ci arriviamo tra poco), tra la presidente Ursula Von der Leyen e l’amministratore delegato della casa farmaceutica statunitense Pfizer, Albert Bourla, ancora non sono sbucate fuori.

Sms scambiati e mai resi pubblici (appunto), nonostante le tante richieste, pure da fonti autorevoli come il quotidiano americano New York Times che, diciamolo una volta per tutte, altro non fa che il suo lavoro: cioè chiede informazioni. È la politica (europea) che, invece, non risponde. Se poi ci si mette anche la commissione speciale sul Covid, che dà manforte e domanda il domandabile, ecco che si chiude il cerchio. Nel senso: «A dispetto dell’esplicita richiesta da parte della commissione speciale sul Covid», lamentano fonti leghiste in quel di Bruxelles, «di convocare Von der Leyen in parlamento per fare chiarezza, la maggioranza si è opposta in sede di conferenza dei presidenti».

Porta sbarrata e arrivederci. Insomma: «La Lega chiede da tempo di affrontare la questione in un dibattito pubblico, per fare luce su una vicenda ancora troppo oscura e che riguarda temi alquanto delicati». Epperò niente. Lor signori della trasparenza, del fare tutto alla luce del sole, i maestrini che han sempre la bacchetta in mano pronta per far notare (agli altri) quando sbagliano o non sono all’altezza degli standard comunitari, se c’è da vederci chiaro a casa loro (che poi è anche casa nostra), nisba. Tra l’altro, qui, nessuno sta dicendo che ci sia necessariamente del marcio. Si vuole solo capire cosa è stato fatto (e come): le commissioni d’inchiesta a questo servono. E ripararsi dietro al giochino delle tre carte, prendere tempo o farne un affare burocratico (anzi: politico) rischia di diventare controproducente. «Se l’operato della commissione è limpido», chiosano infatti i leghisti, «perché la presidente non rileva il contenuto di quei messaggi? I cittadini hanno diritto di sapere e le istituzioni dell’Ue non possono nascondersi, né scappare, di fronte a richieste legittime e necessarie». Siora Ursula, è vero. È proprio così. Questa non è una di quelle situazioni che si risolvono con un secco “no comment” e tanti saluti.

STRASCICHI
Abbiamo speso, tutti noi, tutti noi contribuenti europei, miliardi di euro per quelle dosi di vaccini contro il Sars-Cov-2: li abbiamo pure spesi bene, ché finalmente siamo usciti dall’emergenza e abbiamo riacquistato una vita (quasi) normale. Però perché non mettere, e per davvero, la parola fine a questa epopea che dura da due anni e mezzo e che ha strascichi che, oramai, manco il long Covid? Il New York Times ha addirittura deciso per le vie legali, ossia ha scelto di portare la Commissione europea in tribunale per leggere quei messaggi. La Commissione, dal canto suo, non ha rilasciato uno straccio di dichiarazione. Prima ancora ci aveva provato Netzpolitiik.org, un sito specializzato in diritti digitali della Germania. Poi il quotidiano tedesco Bild. Anche lì, zero: «Quando un documento non contiene informazioni importanti o è di breve durata non viene registrato», si era limitata a dire la Commissione. Come scusa è pure un pochino traballante. Quei messaggini non sono mai stati pubblicati ed è partita una giostra che la metà basta. Non è che i nostri colleghi teutonici e americani si sono incaponiti perché hanno la testa dura («Presentiamo molte richieste analoghe», dicono cauti dal Nyt, «non possiamo commentare l’oggetto di questa causa»): è che funziona così. In tutto il mondo, anche in Europa. 

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