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Auto, stop a diesel e benzina? Sallusti: ecco chi guadagnerà

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Niente, questi insistono, più prendono facciate più prendono la rincorsa per la prossima. Succede che a poche ore dalla cocente sconfitta elettorale la sinistra italiana ha votato compattamente e convintamente al Parlamento europeo l’avvio delle procedure per vietare dal 2035 la vendita di auto a benzina e diesel. Va da sé che una accelerazione di questo genere sarà una botta non indifferente per la nostra industria meccanica che sulla componentistica delle vetture tradizionali ha uno dei suoi principali punti di forza. 

Non siamo per nulla contrari alla transizione ecologica ma a parte la sua urgenza discutibile (l’elettrico, secondo diversi studi, tirate le somme oggi inquina tanto quanto il fossile) ogni paese dovrebbe poterla modulare in base alle sue necessità e possibilità. Dieci anni sembrano tanti ma per riconvertire un settore così complesso e specializzato rappresentano un battito di ciglia. Qui non parliamo di auto più o meno efficienti bensì di tanti, ma proprio tanti, posti di lavoro, quindi di benessere e crescita, quindi di centralità delle nostre imprese sullo scenario internazionale. Non è questione di essere ottusi conservatori, basterebbe non essere stupidi autolesionisti e fare valere, nei tempi e nei modi, le proprie ragioni. 

 

Ma niente, quando la demagogia acceca purtroppo c’è poco da fare e in questo la sinistra è specialista. A furia di vedere fascisti ovunque, i compagni vecchi e nuovi hanno perso tutte le ultime elezioni e invece di aprire gli occhi si inventano cose tipo “gli italiani non sanno votare” (Calenda), “colpa dell’astensione” (Molinari, direttore di La Repubblica) e via dicendo fino all’inarrivabile “colpa del freddo nei giorni della campagna elettorale” della neo assunta Letizia Moratti. Oh, mai uno di loro che dica: scusate, non abbiamo capito un ca... vedremo di rimediare. No, insistono a punirsi e a punirci come se nulla fosse. 

Adesso è il turno dell’Europa green che così fatta metterà in ginocchio la nostra economia senza peraltro spostare di un centimetro il problema dell’inquinamento perché il resto del mondo non ha tanta fretta e conta sul “free rider”, termine economico che indica chi trae vantaggio dai sacrifici degli altri. Scommetto infatti che l’unico “green” a guadagnarci sarà il verde inteso come colore del dollaro statunitense pronto, come sempre, a fare mambassa sui nostri errori.

 

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